Il Governo Letta, sull’istruzione, si propone di: 1) “far diplomare prima i ragazzi”, 2) “con competenze migliori” e 3) “(farli diplomare) con un orientamento più chiaro sulle future scelte…”.
Per raggiungere i tre obiettivi dovremmo poter contare su un valido progetto complessivo di revisione della scuola da quella dell’infanzia alle superiori che oggi non abbiamo e che richiederebbe di certo massicci interventi finanziari, l’età media degli insegnanti andrebbe ricondotta a limiti accettabili, dai 51 anni attuali. Se cioè il miglioramento della scuola stesse davvero a cuore ai governanti, essi avrebbero già scoperto che a far le cose bene non si raggiungerebbe il vero e unico obiettivo che preme loro, ossia l’ulteriore risparmio di spesa sull’istruzione.
È chiaro che o ci si accontenta di un anno in meno di scuola con giovani che escono meno preparati, o, fra un decennio, di giovani diplomati diciottenni preparati, ma con spesa per l’istruzione non inferiore ma superiore a quella di oggi.
Il Governo invece di proporsi impossibili quadrature del cerchio, potrebbe subito: a) smetterla di continuare a delegittimare gli insegnanti (vedasi ministra Carrozza sui compiti a casa da non assegnare); b) potrebbe non tentare più di mettere le mani in tasca agli insegnanti (scatti stipendiali); c) potrebbe svecchiare la classe docente (in certe classi delle superiori l’età media è arrivata a 56 anni). Darei un voto tre a questo Governo in fatto di istruzione, forse pure un due meno. Dare quattro si rischierebbe di rivederlo a settembre.