Dal 19 al 21 gennaio, al Villaggio Rousseau di Pescara si è parlato anche di scuola, ma puntando in alto, mirando a modelli di qualità come quello finlandese.
Si è presentato il programma di governo agli iscritti che sono riusciti a rientrare tra gli oltre 4000 accreditati alle tre giornate formative organizzate dal Movimento Cinque Stelle nell’accogliente Villa Aurum, la fabbrica delle idee di Pescara.
Ad incontrare i cittadini nel panel dedicato alla scuola, la portavoce Silvia Chimienti, della Commissione Cultura alla Camera.
”L’istruzione è il vero pilastro dal quale far ripartire il paese – ha sottolineato la deputata pentastellata – è necessario investire nella scuola pubblica per garantirle qualità. Mancano 15 miliardi di euro. L’obiettivo è portare gli investimenti dall’attuale 7,8 per cento del Pil almeno al 10,2, che rappresenta la media europea destinata al comparto istruzione. L’idea è quella di dirottare, o meglio restituire, alla scuola pubblica parte dei finanziamenti destinati alle paritarie, 150-200 milioni di euro almeno, fatta eccezione per i fondi destinati ai nidi e alle scuole dell’infanzia, il cui numero nell’offerta pubblica risulta ancora insufficiente”.
Quattro i punti cardine sui quali si è basata la presentazione del programma di governo: una scuola pubblica, statale e gratuita; una scuola democratica; una scuola inclusiva; una scuola aperta e innovativa.
Nella visione pentastellata, l’idea di scuola pubblica statale confligge, ad esempio, fortemente con consuetudini deplorevoli come quella di esigere una tassa occulta dalle famiglie degli alunni all’atto dell’iscrizione, richiedendo loro un contributo ipocritamente definito “volontario”.
Un esborso che può arrivare anche a 200 euro, necessario a garantire la copertura di spese per il normale funzionamento della scuola (fotocopie, carta igienica, sapone ecc.), onere che dovrebbe ovviamente essere ad esclusivo carico dello Stato.
Relativamente al secondo punto, il programma prevede invece l’abolizione, ad esempio, del Bonus legato al merito dei docenti e di altri strumenti discrezionali come la “chiamata diretta”, consegnati nelle mani dei dirigenti scolastici dalla cosiddetta Buona scuola di Renzi, strumenti che hanno promosso tra gli insegnanti logiche di competitività piuttosto che di collaborazione e leso fortemente i principi democratici nella gestione della scuola, introducendo inaccettabili logiche aziendali.
Per rendere invece la scuola davvero inclusiva, viene individuata come priorità la riduzione del numero degli alunni per classe (che oggi possono arrivare anche a 30-35), portandolo ad un massimo di 22, e 20 in presenza di un diversamente abile. Inoltre il programma contempla il ripristino delle compresenze e del tempo pieno, prioritariamente nella scuola primaria, con l’eliminazione delle modifiche apportate dalla riforma Gelmini, nonché la salvaguardia del principio di continuità e il ridimensionamento dei test Invalsi rendendoli facoltativi o campionari.
Non ultima, la valorizzazione di tutto il personale, attraverso percorsi di formazione di qualità, obbligatori ma remunerati, e il supporto di équipe formative territoriali (E.F.T), sul piano pedagogico e didattico, oltre che incrementi salariali.
Ultimo punto cardine di presentazione del programma di governo del Movimento 5S, il richiamo al modello finlandese, considerato il migliore del mondo, modello di riferimento per operare un ripensamento della scuola italiana nel suo complesso, per renderla adeguata alle mutate esigenze della società.
Una scuola aperta e innovativa: in Finlandia, la scuola è concepita come spazio aperto, priva di barriere non solo architettoniche ma mentali, una scuola senza aule e senza banchi ma anche senza i rigidi confini disciplinari, dove il corpo e la mente possono spaziare, tra luoghi fisici e l’ampio respiro dell’unitarietà del sapere. E ciò attraverso percorsi didattici interdisciplinari e metodologie cooperative per la promozione dello sviluppo delle diverse competenze. Una scuola che, oltre l’orario scolastico, si apre al resto della comunità, facendosi centro culturale e sportivo territoriale.
Un modello di qualità, quello proposto, ma inevitabilmente non “a costo zero”, a cui poter tendere solo prevedendo i necessari investimenti, nelle strutture e nelle risorse umane: “Una scuola innovata che formi- conclude la Chimienti – adulti critici, consapevoli e innamorati del sapere”.
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