Uno dei problemi che rendono la scuola italiana un’istituzione che molti ritengono non al passo con i tempi è quello della gestione del tempo-studio. Negli ultimi anni si è molto dibattuto sulla maniera di progettare le attività didattiche, di utilizzare metodologie innovative, di seguire percorsi pluri o multidisciplinari; tuttavia pochissimi hanno posto l’attenzione sulla gestione del tempo che gli studenti devono dedicare alle attività di studio al di fuori dell’orario scolastico.
La questione sembra di portata marginale: “ognuno dedica allo studio il tempo che ritiene necessario”, “il tempo-studio dipende dallo stile di apprendimento personale” sono solo alcune delle frasi che ci si sente ripetere quando si cerca di mettere a fuoco il problema. Ignorare questa criticità è assolutamente anacronistico. La nostra società, caratterizzata da ritmi sempre più frenetici, è regolata da tempi certi e, d’altra parte, più che mai adesso i nostri giovani sono impegnati in una serie infinita di impegni oltre a quello dello studio inteso in senso stretto (sport, musica, arte, corsi di formazione e specializzazione, alternanza scuola-lavoro, …..).
Di conseguenza, l’argomento sta stimolando un’ampia discussione che, talvolta, genera proposte che sfiorano il risibile.
Proposta
La soluzione, a parere dello scrivente, consiste nella programmazione del tempo-studio sia che gli studenti, in orario pomeridiano, siano chiamati a rimanere a scuola e, con l’assistenza di insegnanti, svolgano il lavoro assegnato (scuola a”tempo pieno”) che nel caso di scuole di tipo tradizionale con orario esclusivamente antimeridiano. Questo approccio è largamente utilizzato nell’università.
È noto a tutti che il conseguimento dei titoli accademici passa attraverso l’attribuzione di “crediti formativi” (CFU) conseguente al superamento degli esami di profitto o allo svolgimento di attività come tirocini, preparazione della tesi di laurea, etc. Tipicamente, per il conseguimento di una laurea triennale, sono necessari 180 crediti totali mentre per le lauree specialistiche o a ciclo unico la loro quantità aumenta proporzionalmente al ritmo di 60 crediti annui. Ma cosa sono esattamente i “crediti”? La norma di riferimento è il D.M. 270/2004 che, all’art. 15, recita “Al credito formativo universitario, di seguito denominato credito, corrispondono 25 ore di impegno complessivo per studente”. Inoltre lo stesso articolo così prosegue: “2. La quantità media di impegno complessivo di apprendimento svolto in un anno da uno studente a tempo pieno è convenzionalmente fissata in 60 crediti. 3. I regolamenti didattici di ateneo determinano, altresì, per ciascun corso di studio la frazione dell’impegno orario complessivo che deve essere riservata allo studio personale o ad altre attività formative di tipo individuale.”
Dunque la programmazione del tempo-studio non è un’idea nuova ed è largamente accettata ed utilizzata. Resta il problema di applicarla nella scuola dove il percorso di insegnamento-apprendimento deve essere strettamente controllato e guidato dai docenti con cadenza settimanale. Un semplice approccio parte dalla valutazione della quantità di tempo che ogni studente può ragionevolmente dedicare allo studio domestico, valutato in circa tre ore al giorno cioè diciotto ore settimanali.
Tale impegno lascia pochissimo margine agli studenti per altre attività ma, comunque, un tempo che si ritiene sufficiente per gli impegni extra. Le attività di studio da svolgere in queste ore devono essere attentamente valutate e ciò può essere fatto solo con un’attenta suddivisione del tempo disponibile tra le discipline curriculari.
Come esempio si pensi ad una seconda classe della scuola secondaria di primo grado: l’impegno antimeridiano per le lezioni è tipicamente di trenta ore settimanali di cui tre (ovvero il 10%) dedicate all’insegnamento della lingua inglese. Pertanto il docente della disciplina potrebbe programmare il tempo-studio domestico per i suoi allievi in maniera da contenerlo nel 10% dell’impegno pomeridiano totale prefissato: in pratica poco meno di due ore settimanali. Naturalmente il limite è solo indicativo e potrebbe essere suscettibile di variazioni con adeguate motivazioni ma resta comunque un importante punto di riferimento.
Per inciso è appena il caso di notare che un impegno di 30+18 = 48 ore settimanali porta l’impegno annuo dello studente a 48 x 33 = 1584 ore (che, rapportati all’impegno richiesto agli studenti universitari, corrispondono ad oltre 60 crediti).
Conclusioni
La programmazione del tempo-studio è divenuta una priorità imprescindibile all’interno di una corretta gestione delle attività didattiche. Essa consente una corretta gestione delle attività degli studenti, coniugando la necessità di imparare a lavorare autonomamente con altre importantissime attività. È la strada da percorrere per evitare che una questione così importante venga banalizzata da discussioni di non addetti ai lavori, come purtroppo siamo stati abituati a vedere negli ultimi tempi.
di Gaetano Bruno