Se anche solo la metà dei progetti di legge giacenti in questo momento in Parlamento dovessero essere approvati, i programmi didattici del primo ciclo di istruzione verrebbero letteralmente stravolti, la spesa per il personale aumenterebbe del 20-25% in un batter d’occhio e l’insegnamento della lingua italiana sarebbe confinato in 4-5 ore settimanali. Con quali esiti sulla qualità degli apprendimenti degli alunni è facile prevedere.
Facciamo qualche esempio.
L’onorevole Fiorella Ceccacci (PdL) ha presentato un anno fa un disegno di legge dal titolo “Introduzione dell’insegnamento ‘attività teatrali e intelligenza emotiva’ nei programmi scolastici” che prevede che tale materia sia obbligatoria fin dalla prima elementare per almeno due ore settimanali. La disciplina andrebbe insegnata da personale specializzato proveniente dalle Accademie ma in compresenza con gli insegnanti di classe.
La proposta di legge di Angela Napoli (sempre PdL) prevede invece che le due ore di educazione motoria già previste nei programmi vengano insegnate da diplomati Isef.
Quanto costerebbero, in termini di organico, questi due disegni legge?
Il conto è presto fatto: se si considera che le classi di primaria sono circa 140mila si arriva alla cifra di 560mila ore/docente che corrispondono all’incirca a 28mila cattedre ! Non si conosce, al momento, il parere del ministro Tremonti, ma si sa che Ceccacci prevede che il progetto di legge si possa realizzare con uno stanziamento di poche decine di milioni (vale la pena ricordare che con un milione di euro si possono pagare all’incirca 35 stipendi!)
Nella relazione allegata al ddl Napoli non si fa addirittura alcun cenno alla spesa.
Questi sono forse solamente i casi più clamorosi, ma passando in rassegna i diversi disegni di legge depositati alla Camera o al Senato si scopre di tutto.
C’è persino una proposta per introdurre fin dalla scuola primaria il tema dell’educazione finanziaria: l’idea non è di qualche liberista di scuola tremontiana, bensì della senatrice del PD Maria Leddi.
In questo caso i progetti non avranno nessun costo per le casse dello Stato perché è previsto che vengano finanziati da soggetti esterni (consorzi di banche, ma anche associazioni di consumatori).
Antonio Razzi (IdV) ha presentato invece una proposta per introdurre la disciplina dell’educazione alimentare.
Di grande attualità i due disegni di legge della Lega sullo studio della cultura locale e dei dialetti (quello di Paola Goisis ha iniziato il percorso in Commissione Cultura alla Camera, quello del senatore Bricolo non risulta ancora assegnato).
E non mancano proposte per introdurre l’educazione ambientale e sostenibile, l’educazione di genere e persino del primo soccorso.
Se se si fanno i conti il risultato è a dir poco impressionante: per realizzare le attività previste dai diversi progetti di legge occorrerebbero nella scuola primaria non meno di 6-8 ore settimanali. Nelle classi a 24 ore (per fortuna sono poche) se si tolgono le 2 ore di religione e le 2-3 di inglese ne restano a mala pena una dozzina che dovrebbero servire per insegnare italiano, matematica, storia, geografia, scienze, informatica e tecnologia, musica e immagine.
Supponendo di concentrare le diverse “educazioni” in 4 ore settimanali (con quali risultati è facile intuire) restano ancora 8 ore: 4 per la matematica e 4 per l’italiano.
Se attualmente siamo fra gli ultimi Paesi dell’Ocse per quanto riguarda l’apprendimento della lingua, della matematica e delle scienze, dopo una simile cura corriamo il rischio di sparire del tutto da ogni graduatoria mondiale.
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