Buongiorno,
ho letto con interesse l’articolo in cui alcuni studenti e professori esprimono il loro giudizio nei confronti della scuola di oggi. Ho cercato di calarmi nei panni di alunni e di docenti mettendo sulla bilancia tutte le insoddisfazioni, i disagi e gli insuccessi degli uni e degli altri.
Una studentessa scrive “Siamo una generazione esigente, non ci bastano le competenze, vorremmo essere maggiormente compresi come esseri umani e che gli insegnanti fossero anche una guida. “Alcuni dei miei compagni – continua la ragazza – manifestano attacchi di panico e hanno bisogno dell’ aiuto di psicologi, altri assumono anche degli psicofarmaci. E qual è la risposta del governo? Scuola di merito e manganelli.
Di rimando una docente afferma “Noi non siamo psicologi, animatori, amici, dobbiamo metterci in gioco come educatori, ma è sempre più difficile. Molti dei nostri studenti arrivano a scuola alle 8 storditi, alle 12 sono già sdraiati sui banchi e non è raro che si addormentino. Assecondo la loro fragilità, ma non è il loro bene. Per qualcuno è la prima volta in un museo, in un tema mi sono trovata Tik Tok citato come fonte. Ogni cinque anni abbasso i ritmi di lavoro e di livello, con la classe prima sono ancora allo studio dei Greci. Direi la classica frase” Niente di nuovo sotto il sole”.
Gli alunni di oggi come quelli di una volta ritengono obsoleti e noiosi i programmi scolastici delle varie materie, non amano studiare e colpevolizzano la scuola delle loro difficoltà e dei loro insuccessi.
Gli insegnanti commentano dicendo che ogni anno i livelli di apprendimento si abbassano anche di fronte a programmi semplificati, che i ragazzi sono sempre meno partecipativi e più deresponsabilizzati.
Diciamo che come sempre ci troviamo allo scontro tra professori e studenti, due generazioni e due ruoli completamente diversi.
I primi oberati dal lavoro burocratico e dal programma da svolgere, i secondi slegati dalla scuola e dalle regole che questa impone nello studio e nel comportamento. Chi ha torto e chi ha ragione? Da anni io vado proponendo un mio pensiero forse utopistico, ma che potrebbe togliere la parte noiosa e ripetitiva dei programmi ministeriali. Sarebbe auspicabile che i programmi di studio delle varie materie non fossero una continua ripetizione.
Ripartire alla scuola media con lo studio della Preistoria dopo che alla primaria si è già studiata in lungo e in largo è inutile, ritrovarla poi ancora alle superiori è diabolico. Lo stesso vale per lo studio della geografia e degli autori classici.
Vorrei esprimere il mio parere sulla frase” Scuola di merito e di manganelli. “I manganelli no, ma privilegiare chi si dimostra più meritevole sì”.
Perché denigrare la parola merito? Il merito lo si accetta in tutte le attività sportive e di lavoro, perché non accoglierlo anche a scuola? Io mi impegno in un esercizio in palestra, in un gioco individuale o collettivo, in un lavoro e ricevo un premio, una gratifica, un avanzamento di grado, perché non lo so si può accettare anche nelle attività scolastiche?
Concludo dicendo che a differenza di alcuni anni fa molte scuole organizzano durante l’ anno corsi di recupero per alunni in difficoltà con insufficienze in alcune materie questo per sollevare le famiglie dal mandare i propri figli a lezioni private.
Oltre i due “litiganti” io aggiungerei un’altra istituzione importante: la famiglia. I genitori devono sempre verificare e intervenire nel controllare l’andamento scolastico del figlio, reso molto più facile oggi con il registro elettronico. I buoni risultati dei figli vanno premiati, quelli cattivi vanno verificati ed eventualmente puniti.
Distinti saluti
Mirella Rigamonti
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