Che fosse difficile bocciare alle Scuole Secondarie di Primo Grado era cosa risaputa da anni. Ora però una sentenza stabilisce il principio secondo cui bocciare in Prima Media è de facto illegittimo. Notizia del 22 novembre scorso (cui anche La Tecnica della Scuola ha dato risalto): un alunno di Cremona, non ammesso dai docenti del Consiglio di Classe alla classe successiva, vi è stato “promosso” forza di legge da un’ordinanza della Sesta Sezione del Consiglio di Stato, la quale si è espressa favorevolmente — con riserva — rispetto ad un ricorso presentato dall’avvocato del padre dell’allievo (cui già il TAR di Brescia aveva dato ragione in primo grado).
La sentenza non è un capriccio dei giudici; i quali — ricordiamolo sempre — non fanno che applicare la legge. E infatti — come riporta il quotidiano La Provincia di Cremona — la motivazione della sentenza dichiara: «L’ammissione alla classe successiva nella scuola secondaria di primo grado (in base agli articoli 1 e 6 del Decreto legislativo 13 aprile 2017 n. 62, ed alla circolare n. 1865 del 10.10.2017) deve fondarsi su un giudizio che faccia riferimento unitario e complessivo a periodi più ampi rispetto al singolo anno scolastico, e ciò ‘anche nel caso di parziale o mancata acquisizione dei livelli di apprendimento in una o più discipline’». Pertanto, chi ritenesse assurdo tutto ciò, dovrebbe prendersela con chi ha elaborato simili norme, non con chi le applica.
Ricordiamo, difatti, quanto espressamente stabilito per la Scuola Primaria dall’articolo 3 del D.lgs 62/2017 (elaborato sotto il Governo Gentiloni): «Le alunne e gli alunni della scuola primaria sono ammessi alla classe successiva e alla prima classe di scuola secondaria di primo grado anche in presenza di livelli di apprendimento parzialmente raggiunti o in via di prima acquisizione». Negare l’ammissione alla classe successiva, dunque, si può, ma «solo in casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione», e per di più con decisione presa all’unanimità dal Consiglio di Classe. Non è vietato, quindi, ma pressoché impossibile.
Per le Scuole Medie la Circolare Ministeriale 1865/2017 ha precisato: «Solo in casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione, sulla base dei criteri definiti dal collegio dei docenti, i docenti della classe, in sede di scrutinio finale presieduto dal dirigente scolastico o da suo delegato, possono non ammettere l’alunna o l’alunno alla classe successiva. La decisione è assunta all’unanimità». Limiti espliciti, ben definiti e senza eccezioni, che rendono l’eventuale bocciatura facilmente impugnabile.
Sarà forse questo il motivo per cui nelle verifiche scritte dagli studenti del primo anno delle Scuole Superiori abbondano gli orrori ortografici, grammaticali e sintattici? Sarà per questo che le frasi scritte nelle verifiche dagli studenti del Ginnasio — persino nei migliori Licei Classici di Roma e Milano — sono spesso grovigli senza senso, privi di interpunzione e di logica? Sarà questa la causa per cui molti studenti non comprendono un testo scritto in italiano corrente (e — quel che è peggio — non si accorgono di non aver capito)? Sarà per questo che alcuni quattordicenni non comprendono molto spesso nemmeno una comunicazione a voce in buon italiano, o non capiscono (come molti dentisti riferiscono) l’espressione «Solleva la testa»? Per questo moltissimi di loro sono convinti che la seconda persona singolare del passato remoto del verbo “essere” è “tu fui”?
Sicuramente i motivi sono anche altri: ad esempio l’abuso dei cellulari, cui essi delegano oramai — come del resto sin troppi adulti — tutte le proprie facoltà logiche, analitiche e critiche. Ma non solo: anche l’immaturità di troppi genitori, eterni bambini loro stessi, i quali, pur di non riconoscere il proprio ruolo di educatori (con i doveri che ne conseguono) e di continuare a raccontarsi come “amici” dei propri figli, ne difendono a spada tratta tutti i vizi, tutti i desideri, tutti i “diritti” veri o presunti.
Altra causa del degrado: le classi troppo numerose, in edifici fatiscenti e fuori norma, in aule calde d’estate e fredde d’inverno, prive d’aria sempre; e tutto ciò grazie “riforme” — come quella Gelmini — che hanno sottratto miliardi di finanziamento pubblico alle Scuole pubbliche per destinarli a scuole private, spese militari, grandi eventi, pagamento dei debiti imposti da BCE, Commissione Europea e FMI, nonché sprechi vari che sarebbe qui troppo lungo elencare.
Ed ecco che si pretende dai docenti il miracolo dei pani e dei pesci: promuovere tutti (meritevoli o meno non importa) sempre e comunque, anche se non hanno imparato niente: e sfornarli comunque ben preparati. Che sarebbe come pretendere dalla Scuderia Ferrari di vincere le corse senza benzina o senza gomme. Un assurdo che imperversa da trent’anni, come più volte abbiamo dimostrato. Con buona pace dell’Invalsi, che ogni anno si meraviglia degli scarsi risultati dei nostri studenti; e di quanti non si accorgono nemmeno dei tanti insegnanti che negli ultimi anni si sono tolti la vita
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