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Promozione sospesa tra insufficienza e successo formativo

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Chi sono gli studenti “promossi con debito”, o “con giudizio di promozione sospeso” ? In Italia sono mediamente tra il 25 e il 26% dell’intera popolazione scolastica, dicono le statistiche del Miur.

Con punte di «sospesi» in Sardegna (31,3% nell’anno scolastico 2012/2013), Toscana (28,9%), Lombardia (28,7%) e Veneto (28,2%); mentre i colleghi di Puglia (20,5% di «rimandati»), Sicilia (22,8%) e Calabria (23%) passeranno mediamente un’estate di riposo. Che forse non sarà del tutto priva di preoccupazioni anche per quel 10% di non ammessi all’anno successivo: anche in questo caso, la Sardegna registra un picco del 15,8%, mentre il minimo dei bocciati lo si ha in Umbria (6,4%) e nelle Marche (7,8%). Vediamo più da vicino cosa è il debito formativo.

Il debito formativo è un concetto proprio dell’organizzazione modulare della didattica. Oggi possiamo definire debito formativo il mancato conseguimento dell’insieme di competenze attese in uscita da un modulo. Sono i singoli Collegi dei Docenti che stabiliscono sia i criteri generali per la valutazione degli alunni (e, tra questi, quella che qui viene chiamata la “gestione” del debito formativo) sia, in particolare, i criteri per la valutazione negli scrutini finali. Non vi è dunque una regola che valga per tutte le istituzioni scolastiche se non quella della trasparenza di tali criteri, dell’esigenza cioè che essi siano ben conosciuti.

L’art. 8 del Regolamento dell’autonomia attribuisce al Ministro la determinazione degli “indirizzi generali circa la valutazione degli alunni, il riconoscimento dei crediti e dei debiti formativi”. A sua volta il comma 6 dell’art. 4 attribuisce alle scuole la funzione di individuare i “criteri per il riconoscimento dei crediti e per il recupero dei debiti scolastici riferiti ai percorsi dei singoli alunni […] avuto riguardo agli obiettivi specifici di apprendimento di cui all’articolo 8 e tenuto conto della necessità di facilitare i passaggi tra diversi tipi e indirizzi di studio, di favorire l’integrazione tra sistemi formativi, di agevolare le uscite e i rientri tra scuola, formazione professionale e mondo del lavoro”.

Insomma, l’autonomia sottrae la questione dei debiti formativi al terreno circoscritto della insufficienza in una o più discipline e la inserisce nel più grande campo del successo formativo: la gestione dei debiti formativi diventa appunto uno degli strumenti di flessibilità che conducono l’alunno ad affermare le proprie potenzialità e i propri talenti attraverso percorsi di studio a misura del successo che egli può concretamente conseguire.