I lettori ci scrivono

Promuovere il benessere a scuola: alcune perplessità sul progetto

Recentemente diverse testate on line hanno riferito in merito al progetto patrocinato dal Miur “Benessere a scuola” che prevede la formazione di 3900 docenti sulla somministrazione di farmaci agli alunni affetti da particolari patologie (60 scuole in tre regioni come progetto pilota).

Tutti entusiasti, dalla Società italiana Pediatria al Consiglio nazionale Ordine degli Psicologi passando per la Conferenza delle Regioni e delle Province.

Per anni varie associazioni di genitori hanno esercitato forti pressioni sul governo di turno per giungere a questo obiettivo, avere un insegnante che somministri all’occorrenza il farmaco dal quale il bambino/ragazzo è più o meno dipendente, a causa di una malattia cronica.

Purtroppo la chiave di lettura è ormai tristemente questa: le famiglie chiedono, le famiglie ottengono; non importa se il motivo del richiedere esula completamente dal ruolo istituzionale della figura docente e dalle sue prerogative, ci avviamo verso una scuola sempre più a misura di ciò che le famiglie desiderano, chiedono e pretendono.

Non si tratta di” insegnante infermiere”, piuttosto di “insegnante maggiordomo” , sempre a disposizione per qualsiasi richiesta provenga dalla famiglia perché insegnare ed educare non basta più o forse non importa più a nessuno.

Perché il genitore del bambino malato dovrebbe avere l’incombenza e la seccatura di uscire dal lavoro, recarsi a scuola e somministrare il farmaco al figlio? Nessun problema ci penserà l’insegnante, “lieto di poter servire”.

Ancora una volta l’intera categoria viene svenduta, mortificata, pesantemente umiliata da un nuovo ministro “piacione” che la sacrifica sull’altare della retorica dei buoni sentimenti, per la più becera forma di demagogia.

A completare la beffa, l’annuncio dell’assunzione di migliaia di insegnanti di educazione fisica; in conclusione il ministro non ritiene l’insegnante all’altezza di occuparsi degli esercizi ginnici ma può invece assumere le vesti (e la responsabilità) dell’infermiere. E’ uno scenario delirante. Sarebbe stato più opportuno ed utile, a questo punto, introdurre la figura di un paramedico fisso in ogni scuola.

Cosa ancora saremo costretti a vedere, in futuro? Magari gli insegnanti potrebbero recarsi nell’abitazione delle famiglie e fare le pulizie di casa, con la “maschera” di un bel progetto di “educazione all’ordine, alla pulizia ed alla salute” a beneficio del bambino … oppure pulire direttamente le aule dopo la lezione … perché servirsi dei bidelli quando gli insegnanti, con il progetto giusto e a costo zero, si prestano a qualsiasi cosa e svolgono qualsiasi ruolo e mansione?

Per concludere voglio infatti esprimere tutto il mio biasimo verso quei 3900 docenti che, “giulivi”, accettano qualsiasi proposta ed incarico senza porsi il problema di ciò che dovrebbero rappresentare e del male che fanno, non solo alla propria dignità di persone, ma all’intera categoria di cui fanno parte : servi avvezzi a baciare la verga che li colpisce.

Enrico Ruvinetti

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