Si è svolta a Napoli, al Teatro San Carlo, la prima Conferenza dei direttori e delle direttrici degli Istituti Italiani di Cultura nel mondo, con l’obiettivo di promuovere un confronto operativo e fruttuoso sui principali temi della promozione culturale italiana nel mondo attraverso dibattiti, seminari e gruppi di approfondimento. La conferenza è stata convocata fuori dalla Farnesina per far conoscere a quante più persone la promozione culturale italiana, il lavoro degli Istituti Italiani di Cultura e al tempo stesso ricevere stimoli dai territori e l’impegno è quello, nel futuro, di ripetere l’evento in altre località.
Si è parlato delle nuove sfide della lingua italiana nel mondo e del rafforzamento dell’offerta formativa all’estero, soprattutto con la creazione delle nuove scuole paritarie e delle potenzialità della promozione integrata per il Made in Italy e più in generale per il turismo italiano, senza tralasciare la parte amministrativa e quali potranno essere le risorse finanziarie. “Le risorse sono aumentate“, ha detto Pasquale Quito Terracciano (Direttore Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale del Maeci), “non sono però mai abbastanza e sono solo un decimo di quelle destinate per esempio dalla Germania alla propria promozione integrata. Ma un passo avanti è stato compiuto perché queste risorse aumentate hanno portato alla stabilizzazione consentendo una maggiore programmazione. Senza contare l’apertura dell’iter di assunzione di cento nuovi addetti culturali”.
Al centro del meeting l’importanza dell’impegno sulla promozione della lingua italiana, come porta d’accesso alla cultura italiana, con l’invito rivolto ai direttori a fare dell’insegnamento dell’italiano una priorità per i loro Istituti, insieme alla promozione del sistema educativo italiano che, è stato più volte ribadito, è di altissima qualità dal punto di vista della didattica, ma anche per i valori che trasmette, un modello particolarmente inclusivo. L’invito si rivolge in particolare alle 7 scuole statali e alle 42 paritarie, queste ultime in crescita grazie anche al contributo della Società Dante Alighieri.
Promuovere l’italiano all’estero e svecchiare la relazione tra domanda e offerta sono stati dunque i due obiettivi fondamentali della conferenza di Napoli, per ricordare che la cultura italiana non è solo Opera o Rinascimento, ma è anche innovazione e tecnologia, come hanno spiegato nei loro interventi il direttore dell’Istituto di Melbourne Angelo Gioè, e la direttrice Annamaria Di Giorgio da San Francisco.
La sfida della promozione dell’italiano all’estero non deve far dimenticare il contesto nazionale: è noto come le ultime rilevazioni OCSE sulla conoscenza e l’uso dell’italiano degli allievi di 15 anni ci dicono che l’Italia è più o meno a metà in una classifica di 79 paesi. E sono ancora più allarmanti le rilevazioni Ocse Piaac (Programme for the International Assessment of Adult Competencies) sulle stesse competenze della popolazione adulta: in quella classifica l’Italia è all’ultimo posto. Eppure nella scuola dell’obbligo gli insegnamenti umanistici e letterari sono quelli su cui si spende il maggior numero di ore. L’insegnante di italiano è spesso il coordinatore della classe. L’italiano ha un’ampia fascia oraria e una articolata serie di attività ad esso dedicate: temi, studio della grammatica, narrativa, antologia.
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