Non si conosce ancora il testo del bando definitivo del corso-concorso ordinario, ma esiste già una bozza che discussa dall’amministrazione, dai sindacati e dai rappresentanti della categoria è stata sottoposta alla verifica del livello decisionale più alto, quale il gabinetto del Ministro e che sarà, con ogni probabilità definitiva.
Il corso-concorso si articolerà in una preselezione per titoli, in un concorso di ammissione, in un periodo di formazione e in un esame finale.
La prima selezione avverrà attraverso la valutazione dei titoli culturali, professionali e di servizio. Saranno ammessi al concorso un numero di candidati pari a quattro volte i posti messi a concorso.
È auspicabile che non siano penalizzati i candidati più giovani anche in considerazione del fatto che, fermo restando il valore dell’esperienza, la scuola dell’autonomia non potrà prescindere dal contributo di risorse nuove e fresche.
Il concorso di ammissione si articolerà in due prove scritte e in una orale. La prima consiste in un saggio attinente a tematiche di prevalente natura didattica e psicopedagogica, la seconda nella stesura di un progetto su tematiche collegate con l’esercizio dell’autonomia delle scuole.
La prova orale consiste in un colloquio di gruppo, su tematiche collegate con l’esercizio dell’autonomia, e in un colloquio individuale basato sulla discussione di due casi professionali estratti a sorte e relativi ad aree tematiche predeterminate.
Il periodo di formazione avrà la durata di centosessanta ore più ottanta di tirocinio da svolgersi in nove mesi.
L’esame finale si articolerà in una prova scritta ed in una orale.
La prima verte sulle tematiche del corso di formazione, la seconda sulla discussione di un progetto elaborato dal candidato, sulla discussione di quesiti di natura giuridica e sull’accertamento della conoscenza della lingua inglese e alla pratica informatica anche mediante verifiche operative.
È interessante notare come, dopo tante discussioni e dibattiti sul ruolo e le funzioni del dirigente nella scuola dell’autonomia, si sia giustamente pervenuti a alla valorizzazione anche di quegli aspetti che qualificheranno i nuovi dirigenti sul piano culturale, pedagogico e didattici.
Monca, e anche contraddittoria, sarebbe sicuramente risultata una formazione tutta centrata su quello che oggi, molto enfaticamente e genericamente, viene detto ruolo organizzativo e manageriale del dirigente scolastico.
L’aver incluso tra le problematiche delle prove anche quelle attinenti alla natura psicopedagogica e didattica, è un segnale dell’attenzione che, giustamente, si vuole dare all’aspetto culturale e, più specificatamente, educazionale della funzione del dirigente scolastico della scuola del futuro.
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