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Pronto il piano di razionalizzazione previsto dal DL 112

Smentite formalmente dal ministro Mariastella Gelmini le voci secondo cui il piano previsto dal decreto legge 112 potrebbe provocare nei prossimi due-tre anni la chiusra delle scuole dei piccoli Comuni.
La smentita è stata fatta nel corso di un incontro ufficiale con Leonardo Domenici, presidente della Associazione nazionale dei Comuni italiani.
Il 6 agosto il piano verrà presentato alle organizzazioni sindacali, ma le linee generali dell’intervento sono state definite dal Ministero dell’Istruzione già da diversi giorni (si aspetta però ancora il consenso del Ministero dell’Economia).
A Viale Trastevere hanno dovuto lavorare parecchio perché gli obiettivi di risparmio fissati dal decreto 112 sono decisamente impegnativi.
Una prima indicazione contenuta nel documento ministeriale che dà attuazione al decreto legge riguarda il dimensionamento: per mantenere l’autonomia le istituzioni scolastiche dovranno avere almeno 600 alunni (il limite attuale è 500) e le deroghe si conteranno con il contagocce (attualmente le scuole al di sotto dei 500 alunni sono diverse centinaia e non sempre si trovano in zone montane o disagiate).
Già con questa misura si potranno recuperare alcune migliaia di posti, soprattutto di personale ATA (ovviamente diminuirà anche l’organico dei dirigenti scolastici).
Ma il criterio che farà risparmiare cattedre riguarderà quasi certamente il numero minimo di alunni necessario per formare una classe.
Attualmente, soprattutto nelle scuole primarie o secondarie di I grado di piccoli Comuni non è raro trovarsi di fronte a classi di 10-12 alunni: è probabile che il piano del Ministro preveda che queste situazioni vengano progressivamente eliminate.
Se in un plesso gli alunni della classe prima non saranno almeno 12-15 non si potrà istituire la classe.
Questo secondo criterio potrebbe consentire un risparmio di qualche migliaio di posti, ma per raggiungere gli obiettivi del decreto sarà assolutamente indispensabile rivedere i quadri orari della secondaria di secondo grado, cosa che però solo con molte difficoltà potrà produrre effetti a partire dal 2009/2010.
Una altra strada potrebbe essere quella di anticipare il taglio dei posti del personale ATA: il decreto legge prevede una riduzione di 42.500 posti in 3 anni, al ritmo di poco più di 14mila posti all’anno; può darsi invece che per il 2009/2010 il taglio sia più consistente (20-25mila posti, per esempio) in modo da compensare la minor riduzione degli organici dei docenti.
Comunque a questo punto non resta che aspettare qualche giorno per conoscere con maggior precisione le intenzioni del ministro Gelmini.
Reginaldo Palermo

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