L’adolescenza, lo sappiamo tutti, è l’età più complicata della nostra vita. E’ in questi anni che si forma la nostra personalità, con i suoi valori, relazioni, priorità, passioni.
La costruzione dell’io in questa età, però, ha bisogno di punti di riferimento, anzitutto di genitori autorevoli, capaci di dire dei sì e dei no. Anche la scuola, se i ragazzi hanno la fortuna di incontrare dei docenti-maestri, può fare la propria parte. Ma non può sostituirsi ai genitori, ai vari contesti sociali, ai miti dominanti. La scuola può fare la sua parte solo mediando, con proposte culturali capaci di rimettere in gioco pregiudizi, fake news, presunte verità, incoerenze.
Ma tutto questo non basta, se i ragazzi non sperimentano ed intuiscono che non esiste l’io senza il tu, senza il noi. Lo scoprono, ad esempio, con l’amicizia, le affettività, il pensiero critico, il gioco di squadra.
Quando non riescono a provare, a sperimentare fiducia, rispetto, verità, buone relazioni, sono costretti a fuggire da se stessi in diversi modi: con la depressione, con l’ansia, ma anche con la violenza, col mito della forza e della auto-realizzazione.
L’unico modo per dar loro una mano è anzitutto quello della autorevolezza, prima vivendo e poi dicendo la verità della vita.
La crisi di oggi è tutta, anzitutto, nella mancanza di coerenza tra il dire ed il fare di noi adulti, primi responsabili delle difficoltà dei nostri ragazzi. I quali non hanno bisogno di cose, di soldi, delle ultime mode, ma di relazioni, secondo però verità ed onestà.
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