I lettori ci scrivono

A proposito delle “Statue sacre in classe”

Relativamente quanto avvenuto alla scuola Ragusa Moleti di Palermo, alle motivazioni riguardanti il preteso rispetto di una cultura, invitiamo a leggere e possibilmente far leggere l’editoriale di “La Civiltà Cattolica”, numero 3637 del 5 gennaio 2002 dove tra l’altro si dice: “Non si rende un buon servizio [al nostro Paese] quando si tenta di privarlo dell’eredità cristiana, perché il cristianesimo – lo si voglia o no – ha permeato tutta la storia, le istituzioni sociali, il diritto, la letteratura, l’arte del nostro Paese e perfino il carattere, il modo di pensare e di sentire dei suoi abitanti” (pagina 8) e poco sopra aveva affermato: “ In realtà il pericolo che corre il nostro Paese è quello della perdita di una parte essenziale della propria identità spirituale e culturale”.

Riteniamo inoltre che qualsiasi attività didattica e, a maggior ragione argomenti del programma della propria disciplina per i quali si intende proporre alla classe un approfondimento, debbano raccordarsi con la programmazione di interclasse e soprattutto tener conto delle finalità del PTOF.

Ora tra le finalità della scuola non può non esserci quanto la Civiltà Cattolica in un editoriale del n. 3637 del 5 gennaio 2002 indicava: “La scuola dovrebbe insegnare agli alunni il rispetto reciproco delle convinzioni religiose che, se sono diverse e anche contrastanti su alcuni punti essenziali, non sono e non possono essere nemiche e tanto meno odiarsi…”.

Un PTOF che si rispetti ha una finalità culturale e formativa e può rettamente accogliere qualsiasi iniziativa che è in sintonia con tali finalità, purché tale collaborazione e qualsiasi intervento esterno alla scuola restino in linea con tali finalità e non abbiano altri intenti come per esempio una attività di proselitismo.

Tocca certo al collegio dei docenti verificare queste caratteristiche ed accettare quanto proposto dal docente della disciplina nel rispetto della finalità della scuola.

L’attenzione al pluralismo culturale e religioso oggi di fatto esistente nella nostra nazione, e non solo in essa, deve favorire non soltanto un atteggiamento di tolleranza ma anche capacità di dialogo con chi culturalmente e religiosamente è da noi diverso e la scuola non può non essere sensibile a sviluppare un clima di tolleranza e di dialogo nella reciproca conoscenza.

Sempre nella stessa Civiltà Cattolica nell’ultimo numero 3638 del 19.01.02 si dice: “Quanto debba essere vasto questo dialogo, e perciò quanto sia complesso, lo si deduce da un documento vaticano che parla di: 1) dialogo della vita, dove le persone si sforzano di vivere in uno spirito di apertura e di buon vicinato, condividendo le loro gioie e le loro pene, i loro problemi e le loro preoccupazioni umane; 2) dialogo delle opere, dove i cristiani e gli altri collaborano in vista dello sviluppo integrale e della liberazione della gente…”.

Per concludere siamo dell’avviso che il comportamento degli insegnanti della scuola Ragusa Moleti, nel rispetto della finalità della scuola, possa essere accolta come contributo positivo alla formazione integrale degli alunni anche se, per una piena realizzazione del dialogo interreligioso deve essere coinvolta anche la comunità cristiana cattolica, chiedendo a questa uno sviluppo pieno delle iniziative di collaborazione. Inoltre ricordiamo che ci pare anche opportuno il coinvolgimento delle famiglie, che hanno richiesto per i loro figli l’IRC.

 

di Nicola Incampo

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