Dopo una “Giornata nazionale” da dedicare ai “Figli d’Italia”, per rafforzare l’unità e la sacralità della famiglia (divorziati e conviventi a parte); dopo la leva obbligatoria dei giovani, per educarli all’ordine e alla disciplina, in cambio di punti per la maturità o la laurea; dopo il daspo agli smartphone per i bulli, così imparano a privarsi di un oggetto simbolo della loro forza; dopo la legge contro i rave-party, che offendono il decoro e la morale pubblica, nonché luogo di drogati; dopo la riproposizione del divieto dei cellulari in classe e dopo pure la proposta, più antica, di mettere le telecamere nelle aule scolastico per sventare docenti violenti ma anche svogliati e distratti, ecco dal centro destra arrivare un’altra idea, singolare: l’introduzione, in tutte le scuole dell’ex Regno d’Italia, “il saluto alla bandiera prima dell’inizio delle lezioni, per onorare la Patria”.
Nella proposta del saluto mattiniero alla bandiera, come avveniva in caserma in tempi di leva obbligatoria, in tutte le scuole, dall’asilo alla secondaria di secondo grado, e dalla scuola pubblica a quella privata, non è specificato cosa succederebbe al docente o al dirigente che si rifiutasse di assistere o partecipare all’evento.
Né è specificato se nel frattempo, mentre cioè qualcuno alza la bandiera sul pennone, ci debba essere qualcuno che intoni l’inno nazionale, né se tutti: docenti, personale, alunni debbano stare sull’attenti facendo il saluto.
Ma non viene neppure specificato chi dovrebbe ammainarla, né quando: alla fine delle lezioni o a sera e con un’altra cerimonia. Né ancora se debba avvenire prima o dopo l’appello in classe, o prima o dopo la firma sul registro delle presenze giornaliere.
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