Dopo le perplessità espresse da Domenico Chiesa (Cidi) e da Enrico Panini (Cgil-Flc), la proposta del Comitato fiorentino del “Tavolo Fermiamo la Moratti” incassa ora le dichiarazioni poco entusiastiche di Alba Sasso, parlamentare diessina, sempre molto attiva in Commissione Cultura e Istruzione della Camera.
“Devo dire – dichiara Alba Sasso al nostro giornale – che, al momento, per le modalità e per i contenuti con cui è stata formulata, la proposta di disegno di legge elaborata dal comitato fiorentino del Tavolo Fermiamo la Moratti non mi convince del tutto”.
Che significa, onorevole Sasso? Forse che anche lei sta pensando che la legge 53 va rivista e non abrogata?
“L’obiettivo è e deve essere quello dell’abrogazione della riforma Moratti”.
E allora?
“Oltre all’abrogazione – conclude Alba Sasso – è necessario un progetto, che non può essere rappresentato dal puro e semplice ritorno al passato: c’è bisogno di un progetto condiviso, che possa nascere dalla discussione, dal coinvolgimento e dalla partecipazione delle parti sociali, di tutti quei soggetti che animano il mondo della scuola”.
Ma è evidente che, posta in questi termini, la questione rischia di complicarsi ogni giorno di più: un disegno di legge come quello che ha in mente Alba Sasso non può essere un provvedimento da adottarsi nel giro dei primi 100 giorni di governo: coinvolgere le parti sociali (i sindacati) e i soggetti che animano il mondo della scuola (le associazioni) e le stesse istituzioni scolastiche richiede tempi lunghi e mediazioni infinite.
L’operazione non sarebbe né brevissima nè facile facile; e in attesa che il Parlamento approvi un provvedimento abrogativo-propositivo, come suggerisce Alba Sasso, cosa succederebbe nelle scuole? Il decreto 59 che fine farebbe?
Insomma lo slogan “Abrogare la legge 53” incomincia a fare i conti con la realtà ed i primi problemi vengono in superficie. D’altronde che il progetto abrogativo non sia semplice è dimostrato da un dato significativo: i ripetuti appelli del movimento anti-morattiano per un referendum abrogativo sostenuto da 5 consigli regionali sono rimasti del tutto inascoltati e fra tutte le regioni amministrate dal centro-sinistra non se ne sono ancora trovate 5 disposte ad assumere una iniziativa in questa direzione.
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