Sulla scuola in Italia, al tempo del Covid 19, i genitori si sono contrapposti in due schieramenti: c’è chi la vuole in presenza e chi invece vuole che si continui con la didattica a distanza.
Il Governo decide in base ai dati epidemiologici se aprire o chiudere le scuole, ma non ha il monopolio della verità. Infatti anche il mondo scientifico è diviso tra chi ritiene che la scuola sia vettore di contagio e chi al contrario asserisce che sono pochi i contagi nelle aule scolastiche, dimostrando ancora una volta che la scienza non è neutrale e che i dati possono essere variamente interpretati; tanto è vero che alcuni governatori di regione (vedi casi di Campania e Puglia), interpretando con la loro unità di crisi in maniera diversa dal governo i dati del contagio nelle scuole, hanno deciso di chiudere autonomamente tutte le scuole, anche quando nel resto d’Italia rimanevano aperte.
La stessa ministra Azzolina, che spinge per la riapertura delle scuole, ha dovuto ammettere che il rischio zero non esiste.
E allora perché non accontentare le due fazioni contrapposte, lasciando democraticamente libera scelta ai genitori se far frequentare i figli a scuola o proseguire con la didattica a distanza?
Si risolverebbero così le criticità che finora non si sono risolte: frequenterebbero meno alunni per classe, senza bisogno di trovare altri spazi; i mezzi di trasporto sarebbero meno affollati senza bisogno di assurdi scaglionamenti di ingresso, costringendo una parte degli alunni a frequentare fino a sera tardi o addirittura di domenica.
Si obietta: ma la scuola non è un servizio individuale. Invece lo è: perché già adesso i genitori possono scegliere se far frequentare ai figli una scuola pubblica o una scuola privata, se far impartire l’istruzione parentale o far frequentare la scuola (guarda caso queste scelte “à la carte” sono permesse solo a chi ha più soldi).
Essendo in ballo un principio primario qual è quello della salute pubblica (e visto che i dati sui contagi sono variamente interpretabili), lo Stato non può costringere il genitore a far frequentare obbligatoriamente i figli a scuola, se ha paura. Ecco che lo Stato deve offrire l’alternativa della didattica a distanza alle famiglie che lo chiedono, fino a quando non caleranno veramente i contagi o si sarà in grado di fare uno screening serio, costante e a tappeto nelle scuole.
Si lascerà all’autonomia delle scuole decidere come organizzare la didattica in presenza e quella a distanza. Si potranno e si dovranno dare incentivi ai docenti per il doppio lavoro che saranno costretti a fare. E dovranno essere potenziate da parte del Ministero dell’Istruzione le connessioni in internet a scuola, oltre a dare i device necessari e la connessione gratuita ai meno abbienti.
Eugenio Tipaldi
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