Proposta per un piano di rientro dei docenti assunti con la Buona Scuola

I docenti riuniti nel movimento spontaneo dei Nastrini rossi in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania e Sicilia, alla luce degli sviluppi che stanno interessando negli ultimi mesi le sorti della scuola pubblica italiana, si costituiranno a breve nel Comitato dei Nastrini Liberi Uniti e comunicano inoltre che la coordinatrice della regione Sicilia, Brigida Giurintano, attualmente non può più assolvere ai compiti connessi a tale ruolo e, per il momento, le colleghe ed i colleghi siciliani interessati alle attività del gruppo potranno fare direttamente riferimento alle altre coordinatrici.

Rendiamo quindi pubblici gli obiettivi fondamentali che animano la nostra battaglia.

  1. Ottenere un piano di rientro definitivo entro l’a. s. 2018/2019 dei docenti assunti in fase B e C da GAE nell’a. s. 2015/2016  e che si sono visti assegnare forzatamente una sede di titolarità fuori dalla propria regione di residenza. L’accordo politico tra MIUR e Sindacati dello scorso 29 dicembre, che ha sancito la deroga al vincolo, ma ha riservato il 30 percento dell’organico disponibile ai trasferimenti interprovinciali, non cambierà lo stato delle cose. I posti in organico di diritto per il futuro anno scolastico sono pochi. Per sanare l’ingiustizia professionale e sociale creata dalla L.107/15, occorre una presa di posizione netta a favore di un piano di rientro straordinario e mirato, non palliativi o soluzioni tampone. L’alternativa che si sta delineando è una giungla inaccettabile di ricorsi e sentenze: non è sano un sistema che necessita il ricorso continuo al diritto ed alla giustizia per porre rimedio ad un problema emergenziale di natura politico-sociale creando nuove  discriminazioni verso chi non ha le risorse economiche per ricorrere alla giustizia anche più di una volta.

  2. Lottare contro le disuguaglianze del corpo docente sancite dalla L.107/’15. Occorre far cessare il surreale stato di fatto in base al quale “i docenti sono tutti uguali. Ma alcuni sono più uguali degli altri”. Niente più fasi nella mobilità futura, certo, ma finché gli errori ed i diritti lesi dalle fasi nazionali B e C di assunzione, riunite nell’unica fase C della mobilità forzata non verranno sanati, la disuguaglianza permane, gravida di conseguenze. In più il CCNI recente dell’11 aprile non ha scardinato il doppio canale dei docenti titolari su ambito provinciale, destinati ad una forte instabilità lavorativa dopo aver superato la selezione della “chiamata diretta”, e dei docenti titolari su scuola non soggetti a tutto questo.

  3. Lavorare concretamente per realizzare l’unione tra tutti i docenti discriminati dalla L.107/’15. Da precari abbiamo vissuto anni di divisioni e categorizzazioni e credevamo che, una volta raggiunto l’agognato ruolo, saremmo stati finalmente tutti uguali. La L.107 ci ha tolto drammaticamente anche questo. Oltre ad aver sconvolto le nostre esistenze, rendendoci, attraverso  l’inganno, “precari di ruolo” in costante stato di emergenza socio economica, ci ha definitivamente frantumato. Ha istituzionalizzato le differenze perpetuando la guerra tra poveri che da decenni ci sta indebolendo. Abbiamo un muro da abbattere che si fa sempre più solido tanto più noi ci frammentiamo. Abbiamo l’intenzione determinata di non diventare gli unici capri espiatori di una legge iniqua. Per questo lavoreremo con convinzione per realizzare un fronte comune e garantirci, con chi sta vivendo la stessa esperienza, un terreno di lotta comune per il futuro, perché la battaglia che ci conduce verso il ripristino di equità e parità di trattamento è ancora lunga e difficile.

I Nastrini Liberi Uniti riuniscono docenti che appartengono alla scuola e ai loro territori e per questo ci dichiariamo liberi da qualsiasi influenza che provenga da schieramenti politici che intendano fare della nostra causa uno strumento per altri fini.

Vogliamo che ci sia una presa di coscienza politica diffusa e collettiva di quello che ci è accaduto perché denunciamo il ricatto della “Buona scuola” che, attraverso lo specchietto per le allodole rappresentato dalle nostre assunzioni, ha imposto una legge iniqua, mai veramente accettata dal mondo scolastico. Una legge per poter essere considerata giusta, deve sancire e garantire l’uguaglianza tra persone appartenenti alla stessa comunità giuridica e lavorativa.

Vogliamo che ci sia una presa di coscienza diffusa perché tutto questo venga sanato, ma anche perché non si ripeta più.

Il recente comunicato trionfante con il quale il MIUR ha annunciato la fine del braccio di ferro con Il MEF e la stabilizzazione di circa 15mila cattedre su 60mila, ha definito l’operazione “un ulteriore passo importante nel percorso aperto con la Buona scuola”, “parte di un processo complessivo di riforma  che procede senza interruzioni”. Nulla di più vero: una riforma che procede inesorabile e da due anni ormai ha segnato il destino di oltre 30 mila docenti e che ora nell’immediato vuole negare loro anche la possibilità di produrre domanda di assegnazione provvisoria per ricongiungersi ai propri cari, per riservarla solo ad alcune categorie tutelate.

Ma noi, di fronte all’inesorabile cammino di questa riforma “che procede senza interruzioni”, non ci tiriamo indietro.

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