In questi giorni sono al vaglio del tavolo tecnico del Ministero dell’Istruzione le proposte per riaprire le scuole in sicurezza. Io sono una docente della Basilicata e della scuola secondaria di primo grado.
Insegno in un paese a circa 50 km di distanza dal mio paese di residenza. I miei alunni rappresentano per me una risorsa intellettuale; ho due classi seconde, che, nell’anno scolastico 2020/2021, passeranno a classi terze e, con i migliori auspici, nel giugno 2021 dovranno sostenere un “normale” esame di licenza media. Per loro dovrebbe essere la fine di un percorso formativo vero, intenso e articolato.
In questo periodo di Dad ci siamo attrezzati di tutta la volontà e la passione possibili per calarci in questa nuova e inaspettata realtà e restare uniti, proseguendo insieme verso il traguardo. Io stessa non ho voluto partecipare alla mobilità territoriale per non lasciarli: glielo avevo promesso e ho voluto onorare l’impegno preso.
Leggendo due fra le proposte al vaglio del tavolo tecnico, sulla seconda, cioè su quella che contempla una frequenza scolastica in gruppi da alternarsi tra mattina e pomeriggio, mi chiedo se nel doppio turno sia previsto un cambio del docente. Se così fosse, non sarebbe una buona proposta, anzi andrebbe contro la tanto auspicata continuità didattica. Se io mi dovessi trovare a dover guidare solo una parte della mia classe, in quanto la restante parte parteciperebbe a un secondo turno con un altro docente, mi sentirei profondamente arrabbiata e delusa.
Andrebbe in fumo il lavoro di due anni, i rapporti costruiti sulla stima, sulla fiducia, sull’incoraggiamento, prima ancora che sulla didattica. Conoscendo i miei alunni, già immagino le loro reazioni, i loro volti, le loro espressioni tese a chiedere di non lasciarli in mano a chi non li conosce e li dovrà valuterà. Non credo sia una buona idea.
Questa proposta dei doppi turni con cambio di docente potrebbe calibrarsi sulle classi in entrata, ma non su quelle intermedie e in uscita. Vengo alla mia proposta: si potrebbe pensare a un’estensione provvisoria, in quanto dettata dalla straordinarietà, della modalità temporale adottata nella pluriclasse. Io ho insegnato nelle pluriclassi e so bene che si tratta di un ambiente di apprendimento allargato che, però, costringe a ottimizzare i tempi, a spalmarli in maniera equa per garantire alle due classi diverse, nello stesso tempo e nella stessa aula a disposizione, la stessa qualità di apprendimento in base al programma, agli obiettivi e alle competenze previste nella progettazione. Capovolgiamo la situazione.
Trasferiamo adesso l’esempio nella realtà futura. Mi spiego meglio. Una classe composta di 17 alunni, come la mia (l’altra è di sedici), si potrebbe dimezzare per gruppi e per tempo, in base al quadro orario giornaliero delle discipline. Esempio: dalle 8,30 alle 10, 30, Italiano. Bene: dalle 8.30 alle 9.30 il primo gruppo di 9 persone; dalle 9.30 alle 10,30 il secondo gruppo di 8 persone, ma sempre con lo stesso docente, che li conosce già e li guida nei loro bisogni formativi.
Nel frattempo, il gruppo non impegnato con Italiano è impegnato con un’altra disciplina. Si tratterebbe di rimodulare e contemplare tre discipline al giorno, magari con un quadro orario giornaliero 8.00/14.00 , in modo da distribuire l’apprendimento legato alle discipline di studio equamente. L’intoppo sarebbe costituito dagli spazi a disposizione. Bene, si potrebbe pensare a investire per rimodulare gli spazi comuni, liberare gli archivi, utilizzare altri luoghi didattici, quali la biblioteca scolastica e anche quella comunale.
Io credo che, nelle regioni come la mia, questa soluzione, con i dovuti criteri e accorgimenti che spettano al tavolo tecnico, potrebbe garantire ai nostri ragazzi il ritorno a scuola in sicurezza, il diritto all’apprendimento e allo studio, e potrebbe reinserirli in un mondo fatto di scoperte, stimoli, confronti, emozioni, relazioni, cioè nella SCUOLA. Dove si può, si fa, anzi, si deve!
Maria Teresa D’Agostino
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