Fioccano le proposte per cambiare la scuola. Ma viene da chiedersi: chi sono i “consiglieri” del Miur? Proviamo a spiegare perché la domanda è lecita.
Nell’articolo “Docenti dietro la lavagna, ai meno bravi aggiornamento obbligatorio e niente incentivi”, a firma del direttore Alessandro Giuliani, leggo che durante un convegno, cui ha preso parte anche la ministra Valeria Fedeli, gli organizzatori di ProDemos e Tortuga hanno prospettato di introdurre delle forme di aggiornamento obbligatorio per i docenti che fanno riscuotere basse valutazioni (“legare maggiormente la valutazione e il merito alla retribuzione, non solo premiando chi riesce ad avere alte valutazioni”); Giuliani giustamente parla di “modello aziendale, che con il contesto scolastico-formativo ha davvero poco a che vedere”, aggiungendo che “se abbiamo capito bene, per gli insegnanti poco meritevoli scatterebbe una doppia ‘punizione’: niente incentivi e corsi di aggiornamento coatti”.
Inoltre, gli esponenti di Tortuga e ProDemos parlano anche di “valutazione degli istituti non solo attraverso test standardizzati, ma anche tramite altri criteri quali feedback di famiglie e studenti, valutazione di un ispettore provinciale, tasso di dispersione scolastica” (come se il tasso di dispersione dipendesse solo dalla scuola, fa notare Giuliani).
Sin qui, mi basterebbero le perplessità opportunamente avanzate dal direttore de “La Tecnica della Scuola”, ma da vecchio giornalista (ancora legato, in epoca di “twitter”, al giornalismo d’inchiesta o almeno agli “approfondimenti”) mi sono posto una domanda: ma chi sono costoro che spargono ricette per “illuminare” la retta via della scuola (e pare che il Miur sia sensibile al loro “grido di dolore”: non così per quello reale di insegnanti denigrati e tartassati da anni) e per “bacchettare” chi nella scuola opera (a volte viene anche… operato, per le botte subite da genitori e alunni “vivaci” o per essere stato addirittura accoltellato!) quotidianamente da anni?
Ebbene, iniziamo da “Tortuga” (?!). Si presentano loro stessi nella propria pagina Facebook: Tortuga è un think-tank di studenti di economia nato nel 2015 e che attualmente conta 30 membri sparsi tra Milano, Bologna, Amsterdam, Barcellona, Francoforte e gli Stati Uniti (ma nel loro sito ci segnalano la presenza – forse di un membro?! – anche a Dakar in Senegal: una vera associazione… di caratura internazionale!). Scrive articoli su temi di economia, politica e riforme, ed offre alle istituzioni un supporto professionale alle loro attività di ricerca o policy-making (lo apprendiamo sempre dalla loro pagina Facebook).
Una trentina di studenti di economia?!? Si, avete capito bene, le sorti di scuole e insegnanti potrebbero passare dalle menti eccelse di un manipolo di studenti universitari! Loro si chiamano “ciurma” sul proprio sito: ecco svelato il mistero del nome Tortuga, sarà in onore dei… “Pirati dei Caraibi”, peraltro pellicola di buon successo!! Anche se sul sito precisano che “Tortuga è il nome di un locale di Milano in cui, chiacchierando tra compagni di corso, è nata l’idea di creare uno spazio dove approfondire le nostre idee, spinti dal desiderio di fare qualcosa per il nostro Paese”: eccellente!
Se ci fossero dubbi, precisano che “attraverso eventi, articoli e piccoli progetti di consulenza affrontiamo temi di politica ed economia”. E felicissimi (ancor più che se avessero dato una materia con 30 e lode!) aggiungono: “giovedì 1 febbraio abbiamo presentato tre delle nostre proposte per continuare a cambiare la scuola superiore, alla presenza anche della Ministra Fedeli. Grazie a ProDemos per averci invitato! Oggi siamo a pagina 6 de Il Sole 24 ORE dove parliamo di scuola superiore, di miglioramento e di valutazione! Forza: tutti in edicola”.
Beh, un bell’appello a comprare il giornale di Confindustria andava a pennello come chiosa! E quando verranno citati in prima pagina, la democrazia sarà completa ed entreremo nella “terza Repubblica”? (A me andava più che bene la prima Repubblica, almeno lì non si voleva smembrare la Costituzione e non si era sottomessi, politica compresa, al potere finanziario del neoliberismo, formula peraltro perdente ma pervicacemente ancora propinata sulla pelle dei cittadini, per l’arricchimento sempre maggiore di pochi).
Naturalmente sul sito si trovano le foto dei membri del team (come si definiscono loro stessi) e ci sono anche gli immancabili… approfondimenti (ah, ah, ah) su Twitter!! Loro hanno certamente soluzioni ai principali problemi del Paese, ma se serve un “aiutino” ecco una sorta di concorso; leggo: “Saresti in grado di trovare una soluzione originale ai principali problemi del nostro Paese? Tortuga organizza Hackitalia, il primo hackathon sulle sfide di policy per studenti e giovani professionisti. Iscriviti ora: in palio 1200€ per le idee migliori”. Fantastico!!
Io un’idea ce l’avrei, destinata alla “ciurma”: un tirocinio di sei mesi in una scuola di “frontiera” con tanta dispersione scolastica (dove magari si rischiano botte e coltellate), lezioni da preparare, compiti da correggere, impegni extracurriculari, esami di Stato e corsi di recupero, ecc. ecc. (ferie strette strette necessariamente incasellate tra fine luglio e agosto, al contrario delle “ferie intelligenti” degli altri comparti della P.A.) e magari corsi di aggiornamento punitivi obbligatori!
Oppure consiglierei alla “ciurma” di dedicare un po’ di tempo alle problematiche universitarie, che dovrebbero conoscere meglio di quelle scolastiche, cercando magari di “moralizzare” e rinnovare un sistema spesso senza controlli (ispettori per valutare il lavoro dei docenti universitari no, vero??) e di cui recentemente si è occupata la cronaca giudiziaria per i “concorsi truccati”, cioè il sistema per imporre determinati vincitori ai posti di professore ordinario o associato che sarebbero stati successivamente banditi dalle varie università in sede locale.
Ma al di là di problemi “strutturali” gli studenti universitari sanno bene cosa non va nel sistema, anche a livello di disservizi “ordinari” e quotidiani (peraltro, una domanda: perché un insegnante di scuola superiore che boccia è accusato di aver fallito la sua “mission” mentre se un docente universitario boccia per dieci volte lo stesso studente – e magari lo umilia con frasi denigratorie – nessuno ha nulla da dire?); e pensare che l’università dovrebbe rappresentare l’incubatrice dove si forma la classe dirigente del Paese, ma lì il muro è alto e pochi osano criticare (figuriamoci se poi Ministro del Miur è un ex rettore, come spesso è avvenuto nei Governi di questi ultimi decenni).
Ma ritorniamo a Tortuga e alla sua “ciurma”: una notazione a margine, da uno che è cresciuto (molti anni fa, purtroppo) leggendo versi di poeti e ascoltando le canzoni di grandi cantautori: nella home-page del loro sito in bella evidenza usano a mo’ di slogan un verso di Francesco Guccini (“Non arrivarci per contrarietà”) di cui evidentemente non conoscono la storia, il pensiero e lo spessore culturale (vorrei proprio sapere cosa ne penserebbe il “maestrone” di questi giovanotti se davvero ne conoscesse a fondo i programmi).
Alla fine qualcuno si chiederà (io me lo chiedevo): ma c’è qualche ente o partito che finanzia questa associazione? Nessuna paura, non è così, infatti sul sito si legge: “Per supportare le attività di Tortuga dona ora tramite Paypal o bonifico! Siamo un think-tank indipendente e non riceviamo finanziamenti da istituzioni o partiti. L’impegno di tutta la ciurma è su base volontaria. Grazie per la fiducia!”.
“Ma mi faccia il piacere!”, avrebbe detto con uno sberleffo il grande Totò!
A questo punto una domanda sorge spontanea: ministro Fedeli lei sottolinea continuamente che le stanno a cuore scuola ed insegnanti (non lo metto in dubbio, anche se non condivido il suo progetto sulla scuola e se spero che la sua vicinanza a scuola e soprattutto docenti la dimostri con fatti concreti, capendo e appoggiando una categoria che negli anni ha via via visto frantumarsi il proprio ruolo educativo e sociale, la propria autonomia di insegnamento, garantita da Costituzione e contratto, la propria autorevolezza e dignità – gli insegnanti sono stati anche definiti “fannulloni” e persino “criminali” – sino ad arrivare allo sconforto più assoluto, preambolo di forti rischi di “bornout”, eppure non è considerato un lavoro usurante, tranne alle scuole dell’infanzia e al “nido”, dove, senza nulla togliere alla delicatezza del ruolo e a tali maestri/e che ne hanno certamente diritto, i carichi di lavoro sono più limitati, ma è ovvio che si tratta di una scelta dettata dai numeri, da una platea assai ridotta di beneficiari), allora può davvero prendere in alta considerazione le estemporanee idee di chi si definisce “ciurma” o di altre Associazioni o Fondazioni i cui esponenti non hanno mai messo piede in un’aula e non possono quindi conoscere le problematiche didattiche e gestionali di una classe, di una scuola, di una comunità scolastica?
Una volta ci si affidava ai vecchi funzionari del Ministero, che sapevano bene come “maneggiare” con delicatezza un mondo così variegato e complicato come la scuola, ma se tali figure non ci sono più (purtroppo il ricambio generazionale è stato carente anche in questo; io ad esempio ho avuto la fortuna di conoscere personalmente e di apprezzare a fondo il prof. Luciano Corradini, insigne pedagogista, già vicepresidente del Cnpi – “chiamato” al Ministero dal Presidente Sergio Mattarella quando questi era Ministro della pubblica istruzione – e poi presidente della commissione per lo studio dell’Educazione civica), almeno ci si affidi per un “consiglio” a dei veri e navigati esperti.
Addetti ai lavori che hanno reali e certificate competenze scolastiche, che vivono e operano quotidianamente nella scuola, oppure persone al di sopra delle parti, come – ovviamente solo per fare un esempio – la precedente direttrice della “Tecnica della Scuola” Daniela Girgenti (ora direttore editoriale) che per la scuola ha speso, da giornalista, la sua vita professionale per decenni e che ancora i funzionari più anziani del Ministero ricordano bene.
Insomma, la “ciurma” no, francamente aspettiamo almeno che si laureino e nel frattempo potrebbero dedicarsi a cercare, come i pirati dei Caraibi, il tesoro sull’isola di Tortuga (è anche riprodotta una mappa nella sezione “Chi siamo-Missione e valori” del loro sito)!
Poche righe anche su ProDemos, l’altra associazione che ha organizzato il convegno del 1° febbraio. Sito molto professionale, tante le problematiche attenzionate, ma sembrerebbe un po’ schierata: segnalo nella sezione “articoli e proposte” quattro interventi su otto articoli in “vetrina” del sottosegretario alla Pubblica amministrazione Angelo Rughetti (evidentemente… un “feeling” non indifferente).
Peraltro, Rughetti figurava tra i relatori del convegno “Una riforma che serve all’Italia”, organizzato lo scorso 11 ottobre a Roma da ProDemos, con interventi tutti incentrati su “le buone ragioni della riforma costituzionale”; peccato (per loro!!) che poi gli elettori abbiano sonoramente bocciato quel referendum!!!
Un’ultima modesta annotazione (da un giornalista professionista pignolo): tra i temi che affronta l’Associazione di cultura politica e di governo ProDemos c’è anche “fiato al credito” (?): penserà l’ignaro lettore “chissà che sviluppo tematico per un argomento così importante come il sistema creditizio”, ebbene no, appena 18 righe (!) con bella foto e sotto l’invito ai commenti dei lettori…
Infine, ai docenti un invito a essere loro stessi protagonisti: come sapete, cari insegnanti, c’è sempre una pletora di “studiosi”, di improvvisati esperti, di “cattedratici” (gli stessi accademici che dovrebbero occuparsi approfonditamente del sistema universitario e invece “fanno le pulci” alla scuola) che vuole occuparsi di voi, del vostro “destino” professionale (e umano); siate voi a riorganizzarvi, a chiedere innanzitutto rispetto e un corretto confronto con le istituzioni preposte; rialzate la schiena e la testa, lo so non è facile dopo anni di duri colpi e di denigrazioni, ma nel mare in tempesta aggrappatevi ad uno scoglio, resistete.
Non fatevi allettare da qualche euro in più in busta paga (aumenti che peraltro spettano di diritto, dopo quasi dieci anni senza rinnovo contrattuale, e magari con tutti gli arretrati sottratti a causa del mancato rinnovo del contratto), se in cambio vi chiedono di svendere diritti (l’ho scrissi già anni fa in un articolo che parafrasava il titolo di un noto film: “I diritti non si svendono neppure per un pugno di euro”), perché se cedete su un diritto acquisito poi pian piano ve ne toglieranno anche altri.
Ma chi dovrebbe rappresentare per gli insegnanti lo scoglio, il punto di riferimento? Probabilmente i sindacati, ma nella vicenda del rinnovo del contratto mi pare che le uniche posizioni chiare, tra le rappresentanze sindacali ammesse al tavolo delle trattative, a difesa dei lavoratori della scuola siano quelle della Fgu Gilda (esplicite le dichiarazioni del coordinatore Rino Di Meglio) e dello Snals.
E i confederali? Con sfumature leggermente diverse sembra vogliano chiudere privilegiando (peraltro con cifre che ritengo modeste) l’aspetto salariale, ma terranno la barra ferma sui diritti contrattuali? Se non lo fanno (e molti dubbi sono legittimi) allora si segua l’invito di Libero Tassella, del gruppo Professione Insegnante, che ha dichiarato: “Invitiamo tutti gli insegnanti a mobilitarsi e a far sentire la loro forte protesta nei confronti dei sindacati che si dicono ora pronti alla firma per compiacere un Governo e i Ministri in campagna elettorale. Agli iscritti a questi sindacati chiediamo di disdettare per protesta e ai docenti tutti di non votare ad aprile le liste Rsu dei sindacati che firmeranno un contratto indegno e vergognoso per la professione docente”.
Ai sindacati si chiede trasparenza (Tassella aggiunge: “I sindacati mettano in rete tutte le carte ricevute dall’Aran a cominciare dalle bozze relative alla parte normativa del Ccnl; la contrattazione non è una vendita carbonara e non va secretata. Inoltre vogliamo la diretta streaming dei lavori al tavolo contrattuale perché il contratto riguarda tutti e non solo gli iscritti ai sindacati”), ai lavoratori della scuola la disponibilità, se inascoltate le loro esigenze sarà necessario, ad un momentaneo sacrificio economico: un eventuale sciopero, di lunga durata (affinché ne parlino i mass media anche a livello internazionale), ha un costo in busta paga, ma non si ottiene nulla se non si lotta strenuamente. E soprattutto agli insegnanti si chiede quella compattezza di categoria che spesso negli ultimi anni è mancata.
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