Si svolge oggi, mercoledì 12 giugno, alle 15, il question time trasmesso dall’Aula di Montecitorio.
Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, risponde a interrogazioni sulle iniziative a favore dei lavoratori del comparto scuola, con particolare riferimento al rinnovo del contratto e al contrasto strutturale al precariato (Piccolotti – AVS); sullo stato di avanzamento dei progetti del “Piano asili nido”, anche con riferimento alla copertura territoriale del relativo servizio (Manzi – PD-IDP); sulle iniziative volte a rivedere le recenti decisioni sull’aggiornamento delle graduatorie provinciali per le supplenze, al fine di evitare disparità di trattamento a danno dei docenti precari (Faraone – IV-C-RE); sulle iniziative in relazione ad un evento a sostegno della propaganda russa svoltosi presso una scuola di Milano (Onori – AZ-PER-RE); sulle iniziative volte a incentivare gli insegnanti a candidarsi al ruolo di commissari nelle procedure di reclutamento dei docenti previste dal Pnrr (Caso – M5S).
Piccolotti – AVS: Nell’ottobre 2023 il Ministero dell’istruzione e del merito ha avviato il cosiddetto «Piano di welfare» rivolto a dirigenti scolastici, docenti, educatori, personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola e ai dipendenti del Ministero. La collaborazione ha visto la partecipazione di grandi operatori economici, come Coldiretti, Trenitalia, Italo, Ita airways e gli aeroporti di Roma Fiumicino e Ciampino, i quali hanno offerto sconti fino al 30 per cento sui loro beni e servizi ai lavoratori coinvolti nel cosiddetto «Piano di welfare»; nei giorni scorsi, attraverso una lettera pubblica, il Ministro interrogato ha reso noto l’estensione delle misure agevolative al settore bancario e, prossimamente, a quello sanitario. Ad offrire condizioni agevolate, rispetto a quelle ordinariamente praticate sul mercato dall’operatore medesimo, sono Banco Bpm e UniCredit che hanno sottoscritto apposita convenzione con il Ministero dell’istruzione e del merito, dopo avere risposto, avendone i requisiti, alla manifestazione di interesse pubblicata dal Ministero; nella lettera si legge che «a tale iniziativa, nei prossimi giorni, si aggiungerà la pubblicazione di una manifestazione di interesse per il settore sanitario, rivolta a operatori che siano disponibili ad offrire, al personale della scuola e del Ministero dell’istruzione e del merito, condizioni agevolate per l’erogazione e la fruizione di servizi nel settore delle prestazioni di cura»; nell’anno scolastico 2023/2024 le lavoratrici e i lavoratori precari tra personale docente e ata superano quota 250.000. Sono 87.803 i contratti stipulati a tempo determinato su posto comune e 117.560 quelli sul sostegno: un docente curricolare su sette è precario, mentre nel sostegno è precario un docente su due. Per quanto riguarda il personale ata sono 22.000 i contratti al 31 agosto 2024 e 15.000 quelli al 30 giugno 2024. A questi si aggiungono 6.800 incarichi temporanei relativi al Piano nazionale di ripresa e resilienza e Agenda Sud; i lavoratori della scuola non hanno bisogno di scontistica, ma di interventi strutturali. Dal Ministro interrogato ci si aspetterebbero lettere pubbliche in cui si annuncia un nuovo contratto di lavoro, con risorse aggiuntive che coprano almeno il tasso di inflazione, che sta erodendo gli stipendi dei lavoratori della scuola –: quali iniziative urgenti intenda mettere in campo per dare risposte concrete ai lavoratori della conoscenza, prevedendo aumenti alle retribuzioni dei docenti italiani, tra le più basse in Europa, e un piano di assunzioni stabili in tutti gli ordini e gradi, per garantire la giusta qualità del lavoro e la giusta qualità del servizio.
Ecco la risposta di Valditara: “Con il contratto abbiamo raggiunto importanti traguardi dal punto di vista retributivo. C’è stato un aumento medio mensile per docenti e ATA. Secondo Invalsi il potere di acquisto dei docenti è aumentato. Il rispetto e l’autorevolezza dipende proprio dalla retribuzione. Sono aumentati i compensi di vario tipo. L’ultima legge di bilancio prevede tre miliardi per il nuovo contratto, non è mai successo che alla chiusura di uno sono già previste nuove risorse per il prossimo. Ci saranno 160 euro al mese in più in busta paga per i docenti, che con i precedenti, sommati, diventano circa trecento”.
Piccolotti ha risposto: “Questo non è welfare come lei si ostina a chiamarlo. Il Piano non investe nemmeno un euro derivante dalle entrate fiscali, è solo scontistica. Lei ha illustrato risorse già presenti nella finanziaria del Governo precedente. Siamo qui a dirle che, comunque, sono troppo poche. Sono azioni fatte per campagna elettorale. La invito a mettere risorse per coprire l’aumento del costo della vita nella prossima finanziaria. Si tratta di lavoratori che fanno fatica ad avere una vita dignitosa e piena. Un Paese che tratta così i capisaldi della democrazia è un Paese ingiusto e incivile”.
Manzi – PD-IDP: la terza relazione al Parlamento sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza ha certificato un grave ritardo accumulato dal Governo e l’insufficiente informazione e trasparenza dello stato di avanzamento dei progetti; l’attuazione della missione 4 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, quella che avrebbe dovuto dare sostegno e spinta al sistema di istruzione, è tra le voci in notevole ritardo; da un recente dossier reso pubblico dalla Fondazione Agnelli e da Astrid, che analizza i diversi dati e le misure previste per la scuola, emerge che la misura relativa agli asili è tra quelle che hanno scontato una difficile fase di avvio, legata, principalmente, alle criticità gestionali e amministrative che hanno messo in crisi la possibilità di raggiungere gli obiettivi prefissati già per fine giugno 2023; obiettivi che, come denunciato dal settore, non verranno raggiunti nonostante il nuovo «Piano asili nido», avviato dal decreto interministeriale 30 aprile 2024, n. 79; l’intervento iniziale mirava a raggiungere l’obiettivo europeo del 33 per cento di copertura nei servizi per la prima infanzia, colmando il divario che esiste, in particolare, per la fascia 0-2 anni, come previsto anche dai livelli essenziali delle prestazioni; la ripartizione iniziale delle risorse prevedeva: 3 miliardi di euro per nuovi progetti: 2,4 miliardi di euro per 0-2 anni (nidi e servizi integrativi) e 600 milioni di euro per scuola dell’infanzia; 700 milioni di euro per «progetti in essere»; 900 milioni di euro per spese di gestione; almeno il 40 per cento delle risorse destinate al Sud; nella revisione sono stati stralciati, in quanto non rendicontabili a fini del Piano nazionale di ripresa e resilienza, i 900 milioni di euro per le spese di gestione e 455 milioni di euro di «progetti in essere», perché non destinati a nuovi posti, ma a riqualificazioni; la Commissione europea non ha ammesso riqualificazioni di asili e scuole dell’infanzia già esistenti, ma solo riqualificazioni di edifici destinati ad altro uso e riconvertiti come asili e scuole dell’infanzia –: quale sia lo stato di avanzamento dei singoli progetti del piano per asili nido, dove effettivamente questi posti siano stati attivati, anche al fine di perseguire l’obiettivo di coprire i divari tra Nord e Sud rispetto alla copertura del servizio.
Ecco la risposta di Valditara: “Sorprende che si discuta di una relazione sullo stato di attuazione del Pnrr del 2023. In quel documento non erano contenute criticità, si parlava non di ritardi. Ribadisco che il dossier di Astrid e Fondazione Agnelli ha riportato dati parziali. Stiamo attivando un piano da 734 milioni di euro. Tutti i lavori sono stati consegnati. Questo Governo ha raggiunto puntualmente gli obiettivi previsti e mettendo anche risorse aggiuntive”.
Ecco la controrisposta di Manzi: “Mancano i dati, gli obiettivi e la localizzazione degli interventi. A che punto sono? Quali disparità territoriali? I cittadini meritano risposta. Il servizio di prima infanzia è fondamentale. Questo vuol dire non solo raggiungere obiettivi. Continueremo a chiedere chiarezza e sollecitare il Governo, si tratta di un diritto essenziale per la nostra infanzia”.
Faraone – IV-C-RE: l’ordinanza ministeriale n. 88 del 2024, che riguarda l’aggiornamento delle graduatorie provinciali per le supplenze e le graduatorie di istituto per il personale docente ed educativo per il biennio 2024/2026, ha sollevato preoccupazioni significative tra i docenti, soprattutto tra i «precari storici», a causa di una notevole disparità nell’attribuzione dei punti per i percorsi abilitanti che ha svantaggiato gli insegnanti con anni di esperienza; i percorsi abilitanti di 30, 36 e 60 crediti formativi universitari non sono stati avviati uniformemente. I corsi per i soggetti già specializzati sono stati introdotti prima di quelli destinati ai docenti precari con almeno tre anni di esperienza, per i quali invece sono state introdotte restrizioni; il Ministero dell’istruzione e del merito aveva annunciato l’intenzione di aprire le graduatorie provinciali per le supplenze a fine marzo 2024, il che avrebbe impedito ai punteggi acquisiti tramite i percorsi abilitanti di influenzare le graduatorie. Tuttavia, le operazioni si sono bloccate fino al 20 maggio 2024, generando ulteriori disparità. La situazione di disuguaglianza nell’accesso alle opportunità formative è aggravata dal fatto che solo alcuni docenti avevano i fondi necessari per iscriversi ai corsi, migliorando così le loro opportunità occupazionali, mentre altri sono rimasti svantaggiati; Italia Viva ha proposto un emendamento, poi approvato, con cui è stato aggiunto all’articolo 20 del decreto-legge 22 giugno 2023, n. 75, il comma 6-quater, che assegna 3 punti per ogni anno di servizio ai docenti di sostegno specializzati, ma il regolamento attuativo, ad avviso degli interroganti immotivatamente, non è ancora stato adottato; vi è inoltre controversia sull’inserimento nelle graduatorie provinciali per le supplenze di titoli di specializzazione esteri non riconosciuti in Italia; la situazione esposta evidenzia l’inadeguatezza delle normative e dei criteri applicati nell’aggiornamento delle graduatorie, che non hanno considerato la complessità del mondo della scuola, né tantomeno le implicazioni di queste politiche sulla stabilità professionale e sulla fiducia dei docenti nel sistema educativo nazionale. È fondamentale valorizzare il significativo apporto professionale di questi educatori che dispongono di una consolidata formazione e specializzazione nel sostegno didattico, essenziali per migliorare la qualità dell’insegnamento, specialmente per gli studenti con disabilità –: se non intenda adottare iniziative volte a rivedere tempestivamente le recenti decisioni adottate sull’aggiornamento delle graduatorie provinciali per le supplenze 2024-2026, intervenendo sulla tabella titoli per la graduatoria del sostegno, prima del termine ultimo per l’inserimento delle domande (24 giugno 2024) e, nel contempo, adottare iniziative al fine di garantire una corretta informativa sui percorsi abilitanti per l’apertura delle graduatorie provinciali per le supplenze del prossimo biennio e correggere le ingiustizie che i docenti precari scontano a causa delle disparità di trattamento e del mancato rispetto delle pari opportunità.
Ecco la risposta di Valditara: “Il ritardo nell’attivazione dei nuovi percorsi abilitanti non dipendono in alcun modo dal Mim. Non possiamo incidere sui tempi di attivazione dei corsi. Per quanto riguarda il punteggio c’è stato un ampio confronto con i sindacati e il Cspi. La disparità che viene denunciata discende dal fatto che le Università non abbiano avviato i percorsi. Il punteggio di 24 punti assegnato ai nuovi percorsi non può considerarsi alto, in passato sono stati assegnati 42 punti aggiuntivi per altre abilitazioni. Per quanto riguarda gli abilitati all’estero dobbiamo prendere in considerazione il decreto 71 che ha introdotto un nuovo meccanismo per chi ha ottenuto abilitazione all’estero. Non c’è necessità di un ulteriore intervento sulle tabelle dei titoli”.
Ecco la risposta di Faraone: “Quando ascolterete i genitori dei bambini con disabilità? Le specializzazioni farlocche, rapide e online, senza tenere conto dell’esperienza, non vanno bene. Chi fa sostegno deve accedere ad un concorso per il sostegno e formarsi per singole disabilità. I tre punti sarebbero stati un primo momento di valorizzazione del merito rispetto a chi una specializzazione non ce l’ha”.
Onori – AZ-PER-RE: in base a dati Unicef, dopo oltre 2 anni di guerra, la vita di 3,3 milioni di bambini ucraini è sempre più a rischio, intrappolati o sfollati nel Paese, in fuga o rifugiati in quelli di arrivo. Vittime di violenze e distruzioni, traumi, sfollamento e veri e propri rapimenti, sono stati privati della loro infanzia, dei giochi e della scuola, quando non dei familiari, degli amici e delle persone a loro care. In due anni di violenze, sono stati costretti a vivere rifugiandosi sotto terra anche fino a 5.000 ore, l’equivalente di 7 mesi della loro vita; tuttavia, come riportato da diversi media, la propaganda russa riesce a penetrare anche le aule scolastiche italiane. Ad aprile 2024, a Milano, nelle aule della scuola pubblica sperimentale «Rinascita – A. Livi» dell’Istituto comprensivo «Nazario Sauro» ha avuto luogo una vera e propria operazione di disinformazione filorussa, volta a confondere la percezione della differenza nella guerra in corso tra aggressore e aggredito sotto il cappello del furbesco slogan «Tutte le guerre sono contro i bambini – Io mi disarmo»; come riportato da diversi media, promotore e relatore dell’evento è il giornalista italiano Andrea Lucidi, le cui posizioni sono già note da tempo, dato l’impegno a sostegno della propaganda russa. Scorrendo il suo canale Telegram si apprende che quello milanese è addirittura il terzo collegamento tra la scuola «Beregovoy» – nella Lugansk illegalmente occupata – e una scuola italiana. Si legge: «I ragazzi italiani hanno fatto una sorpresa ai ragazzi di Lugansk esponendo in classe i colori della Repubblica popolare di Lugansk»; l’Unione europea e i suoi Stati membri hanno condannato fermamente la condotta della Russia nei confronti dell’Ucraina, a partire dall’annessione illegale delle regioni ucraine di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson; l’Italia ha sempre manifestato il suo pieno sostegno all’integrità territoriale dell’Ucraina, alla sua piena sovranità e indipendenza entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti. Nel contesto, l’Italia ha condannato con forza i referendum farsa della Russia e l’annessione delle regioni ucraine di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia, dichiarando contestualmente che mai riconoscerà tali atti illegali –: se sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di evitare il possibile ripetersi di analoghe situazioni negli istituti scolastici italiani.
Ecco la risposta di Valditara: “Condivido lo spirito dell’interrogazione in merito al sostegno alla popolazione ucraina. Al G7 dell’Istruzione ho invitato il ministro dell’Istruzione ucraino. In merito alla questione non ho potere sulle iniziative delle singole scuole. Rispondo con gli elementi forniti dall’Usr. Si tratta di una scuola sperimentale che ha sempre promosso iniziative del genere. Il procedimento disciplinare avviato nei confronti della docente accerterà le responsabilità della stessa”.
Ecco la risposta di Onori: “In Italia c’è molta propaganda russa, ci sono vari esempi. Spero che su questo argomento si possa fare un lavoro trasversale. Il Cobasir nel 2022 diceva che in Italia c’è una sostanziale debolezza per il contrasto alla disinformazione e deficit rispetto a strumenti già operativi. In Italia siamo in ritardo su questo tema. C’è chi marcia sulla Pace e c’è chi sulla Pace ci marcia”.
Caso – M5S: la missione 4, componente 1, riforma 2.1 del Piano nazionale di ripresa e resilienza riguarda la riforma del sistema di reclutamento dei docenti e l’assunzione di settemila unità con il nuovo sistema, il cui raggiungimento è stato distribuito numericamente in tre target: 20.000 assunzioni entro la fine del 2024, ulteriori 20.000 assunzioni entro il 2025 e 30.000 assunzioni entro il 2026; tuttavia, il concorso attualmente in corso, indetto con decreto del direttore generale n. 2575 del 6 dicembre 2023, rischia di protrarsi molto a lungo a causa della mancanza di esaminatori per la fase degli orali; infatti, secondo i calcoli dei sindacati, ad aprile 2024 mancavano più di cinquemila commissari per permettere agli oltre 44 mila aspiranti docenti della scuola dell’infanzia e della primaria e ai 197 mila candidati per la scuola secondaria di terminare le prove, ma, alla data del 31 maggio 2024, delle 467 commissioni totali da costituire, 85 mancavano ancora all’appello; se queste 85 commissioni non saranno prontamente costituite e se, considerando le ferie estive e gli esami di Stato, non si concluderanno in tempo utile le prove orali e gli adempimenti seguenti, i relativi posti (circa 4.662) non verranno assegnati ai vincitori il 1° settembre 2024; la mancanza di commissari è dovuta in larga parte ai compensi irrisori e alla mancata dispensa dal servizio, che disincentivano maestri e professori a candidarsi; inoltre, i sindacati hanno segnalato una differenza di retribuzione tra chi corregge le prove della scuola dell’infanzia e primaria e chi invece quelle della secondaria, nonostante il carico di responsabilità e le innumerevoli pratiche burocratiche a cui sono soggetti –: quali iniziative il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda intraprendere per incentivare gli insegnanti a candidarsi al ruolo di commissari, anche reperendo le risorse necessarie per aumentarne i compensi, al fine di scongiurare l’ipotesi di non riuscire ad assumere per tempo più di cinquemila docenti vincitori, mettendo a rischio il raggiungimento del target del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Ecco la risposta di Valditara: “Siamo al primo anno di applicazione di una riforma innovativa prevista dal Pnrr. Dobbiamo considerare gli aspetti logistici sull’individuazione dei commissari per un alto numero di candidati. Nel concorso secondaria, ad esempio, sono stati ammessi alla prova orale circa 300mila candidati. C’è stata la necessità di definire i regolamenti delle prove concorsuali, restituiti in ritardo. C’erano anche ritardi di precedenti concorsi. Abbiamo previsto l’aumento dei compensi per i commissari in modo eccezionale. Entro il 31 dicembre 2024 saranno partite tutte le procedure concorsuali. In precedenza si preferivano concorsi straordinari, come nel caso di quello bandito da Azzolina, noi vogliamo concorsi a regime”.
Ecco la controrisposta di Caso: “Noi riceviamo mail e messaggi di docenti. Lei ha un nuovo soprannome, ‘Valdisastro’. Forse non vi rendete conto, non state migliorando le cose ma le state peggiorando. Lei dice di fidarci di voi; ma la risposta sulle commissioni mancanti? Non è stato chiaro. Noi vi abbiamo avvisato del disastro ma non è cambiato nulla. Siete al Governo insieme a Bernini, fate funzionare Università e Scuola”.
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