Prosegue alla Camera il dibattito sul decreto legge 112. Per ora la discussione interessa le diverse Commissioni, ma nei prossimi giorni il provvedimento andrà in aula per il voto conclusivo.
Nella giornata dell’8 luglio, in Commissione Istruzione e Cultura, maggioranza e opposizione si sono confrontate in modo più serrato di quanto accaduto nelle sedute precedenti, anche se i toni sono stati molto pacati.
Gli esponenti del PD intervenuti nel dibattito hanno evidenziato l’eccessivo peso dei tagli sugli organici della scuola previsti dall’articolo 64 anche se hanno ammesso che già il Governo precedente aveva imboccato la strada del contenimento delle spese di personale.
Maria Coscia, per esempio, ha fatto osservare che “i tagli relativi al numero dei docenti e al contingente del personale ATA erano stati già effettuati dal Governo Prodi in misura rilevante e che non era quindi necessario porre mano a ulteriori riduzioni”.
Ma su questo punto la maggioranza non ha fatto nessuna concessione.
Lo stesso ministro Gelmini, presente in Commissione, ha dichiarato che ” i tagli previsti mirano a far sì che ci si possa concentrare maggiormente su una riorganizzazione delle strutture della scuola, che non sono soddisfacenti né per i docenti, né per gli alunni”.
“Obiettivo della manovra, per quanto dolorosa – ha aggiunto la presidente della Commissione Valentina Aprea – è quello di dare alla scuola la ‘carta dell’autonomia’, mettendo lo Stato in condizione di fare un passo indietro, trasferendo tutte le responsabilità alle singole scuole”.
“Il segno della necessità di un intervento del genere – ha detto ancora Aprea – è dato dal fatto che il sistema educativo appare incapace di dare risposte adeguate sia sul piano economico che degli studenti. Se il 50 per cento di questi non raggiunge l’obiettivo finale della promozione, in un modo o nell’altro, è il segno che le cose vanno cambiate. Per quel che riguarda la riduzione del personale della scuola, infine, si tratta ormai di una necessità, in quanto le risorse sono ormai scarsissime”.
Le uniche concessioni fatte dalla maggioranza riguardano il termine di 45 giorni per la predisposizione del piano di razionalizzazione, che potrebbe essere portato a 90 e la probabile modifica del comma 11 dell’articolo 72.
Quest’ultima norma prevede il pensionamento obbligato per tutto il personale statale con almeno 40 anni di contributi. La disposizione è stata subito contestata dall’Associazione nazionale presidi e in Commissione la presidente Aprea ha proposto di escludere il personale della scuola dalla applicazione della norma “dato che ciò – ha detto Aprea – comporterebbe una situazione per la quale la scuola si ritroverebbe di fatto senza dirigenti scolatici”.