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Protesta dei sindacati di base per il contratto e contro il DL 36; d’Errico (Unicobas): “Il vero sciopero è il 6 maggio”

CobasCobas

“Il vero sciopero della scuola è quello che i sindacati di base hanno indetto per il 6 maggio”: lo sottolinea Stefano d’Errico, segretario nazionale dell’Unicobas che già da tempo ha indetto lo sciopero generale del comparto scuola insieme con Cobas, Cobas Sardegna, CUB, Usb e Saese (ma anche Anief che si è aggiunto negli ultimi giorni).

La piattaforma della protesta (per la mattinata del 6 è prevista anche una manifestazione nazionale davanti al Ministero dell’Istruzione) è ampia e radicale anche se la data del 6 maggio è stata scelta per di no alle prove Invalsi, in calendario proprio in quella data.
Al centro c’è ovviamente il contratto scuola, scaduto da più di 3 anni (d’Errico non si ferma neppure alle 3 cifre di aumento e parla di incrementi stipendiali di 1000 euro per i docenti e 500 per gli Ata).
Ma poi ci sono i problemi legati alla emergenza Covid e anche questo allarga il campo delle richieste: si va dalla istituzione di una indennità per il “rischio pandemico” per tutto il personale fino alla diminuzione degli alunni per classe (non più di 15) fino alla sanificazione dell’aria negli istituti.
Senza dimenticare la necessità di intervenire sulla edilizia scolastica (l’80% degli edifici non è a norma e il 50% è privo persino dell’agibilità, ricordano i sindacati).
Per concludere con un no netto alla regionalizzazione, o per meglio dire alla “autonomia regionale differenziata”.
Inevitabile poi un richiamo alla gravissima situazione internazionale: “Questo – spiega d’Errico – è anche uno sciopero contro la guerra e l’economia di guerra. Diciamo no alle spese militari che secondo noi devono essere riconvertite nel sociale, nella sanità, nei trasporti e per rendere effettivo il diritto al lavoro”.

“In questo momento – aggiunge ancora il segretario Unicobas –  dobbiamo dire un no deciso anche al decreto scuola del 30 aprile che sottrae alla contrattazione elementi fondamentali come la retribuzione e carriera e impone un aggiornamento di regime per tutti a partire dal 2023”.

Conclude Stefano d’Errico: “Siamo certi che questo sciopero riuscirà perché docenti e Ata non possono più tollerare questa situazione e anche perché quello del 6 maggio è l’unica protesta vera: i sindacati pronta firma stanno decidendo solo ora se e quando scioperare, ma è evidente che si tratta di una protesta tardiva che arriverà a giochi fatti; a fine maggio o a inizio giugno il decreto legge 36 sarà di fatto arrivato al termine del suo percorso parlamentare e a quel punto non ci sarà più molto da fare”.

Reginaldo Palermo

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