Questa volta i precari hanno fatto il “botto”: sarà stata la forza della disperazione o il tam-tam lanciato attraverso il web, sta di fatto che fin dalle prime ore della mattinata di domenica sulle due sponde delle stretto di Messina si sono radunati centinaia di docenti precari proveniente dalla Sicilia e da altre regioni d’Italia.
Con il passare delle ore a Messina sono arrivati in tanti, tantissimi; secondo gli organizzatori erano 4mila, la questura parla di 2.500, ma per essere una manifestazione organizzata in proprio si tratta comunque di una manifestazione che ha ottenuto il risultato voluto e cioè far parlare i mezzi di informazione di precari e di scuola.
E infatti, per tutta la giornata di domenica, la notizia della protesta è rimbalzata non solo sul web ma anche da un telegiornale all’altro.
L’idea di bloccare lo stretto di Messina era partita quasi come scommessa qualche settimana fa dal Comitato Precari Scuola di Agrigento, ma ha subito raccolto consensi all’interno del variegato mondo del movimento dei precari.
Subito hanno aderito gli altri CPS della Sicilia e il CIP di Messina, negli ultimi giorni anche Flc e Cobas hanno dato l’adesione; alla fine la manifestazione ha messo insieme centinaia, anzi migliaia di docenti e Ata provenienti non solo dalla Sicilia ma anche da altre regioni d’Italia.
Molti dei precari in arrivo dalla Puglia, dalla Basilicata e dalla Campania si sono fermati sulla sponda calabrese delle stretto, a Villa San Giovanni, mentre gran parte dei calabresi erano già arrivati a Messina.
Il porto siciliano è stato invaso dai precari, il traffico è andato subito in tilt ed anche il collegamento ferroviario da e verso l’isola ha subito rallentamenti significativi.
Le richieste dei precari sono quelle di sempre: ritiro dei tagli previsti dalla legge 133/08, assunzione su tutti i posti vacanti e disponibili, ritiro dei disegni di legge Aprea e Goisis. Richieste che certamente non potranno essere soddisfatte dal Governo (peraltro i tagli previsti dalla legge 133 sono anche già stati effettuati).
Ma il risultato potrebbe essere comunque importante: da questo momento il CPS si conferma un interlocutore con cui i sindacati ufficiali dovranno in qualche modo confrontarsi. Se a scuole chiuse i precari sono riusciti a portare a Messina 2.500/4.000 persone, questo significa che ormai la loro partecipazione sarà quest’anno determinante per la riuscita di altre forme di protesta.
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