Renzi non indietreggia: il preside si scelga “i professori più adatti alla scuola” e decida sul bonus premiale. “Non valutare, e trattare tutti gli insegnanti allo stesso modo per me è un errore” ripete. “Se ci sono soldi in più devono andare a chi lo merita”.
Già, ma quali e quanti soldi in più? E come stabilire chi lo merita?
Il problema, che generalmente l’opinione pubblica ignora, è che da un lato i soldi in più sono una esiguità ridicola, dall’altro il meccanismo discrezionale produrrà prevedibili aspetti controproducenti, dalla competizione, al clientelismo, al contenzioso.
Che i tanto sbandierati 200 milioni di euro destinati al merito siano l’ennesima presa in giro lo spiega bene la CGIL: “200 milioni, lordo Stato, non sono neanche un terzo delle risorse tagliate al MOF, copriranno di fatto solo le esigenze di carattere organizzativo, ma, soprattutto, riguarderanno pochissimi docenti. Infatti, l’ammontare medio che arriverà alla singola scuola si aggirerà intorno ai 18.000 euro lordo dipendente l’anno. Dunque potrà riguardare un numero molto esiguo di docenti”.
Inoltre, se Renzi si è fissato sulla maggiore responsabilità da dare ai dirigenti, tutto tace sulla valutazione degli stessi: a chi rispondono? Chi li valuta?
Così, davanti all’Itis Rossi di Vicenza, i docenti hanno dato vita ad un flash-mob con un grande striscione “La valutazione del preside spetta al collegio docenti”. Hanno spiegato ai cittadini e ai media locali che è un errore attribuire troppo potere ai dirigenti e che per funzionare la scuola necessità di collegialità. La scuola non è gestibile come un’azienda.
Lo diceva anche l’esito della consultazione sulla buona Scuola. Perché Renzi l’ha ignorato?
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