Davanti al Duomo di Milano il movimento “Studenti Presenti”, nato dopo la chiusura delle scuole in Lombardia, e il “Comitato A Scuola” hanno organizzato un presidio di protesta con studenti, genitori e insegnanti.
Il motivo? “Sono qua perché da un po’ di mesi non posso andare a scuola. Devo restare chiuso a casa, sto aspettando delle risposte”, spiega una studentessa; “Come studenti ci sentiamo trascurati da questa dad. Il contatto umano e vedersi è importante non solo per l’apprendimento ma anche per l’integrazione sociale”, spiega un’altra.
E dei genitori aggiungono: “Chiediamo che la scuola abbia più importanza nelle scelte governative. I ragazzi sono chiusi in casa da quasi un anno e si stanno alienando completamente”. “Non possiamo ancora rinviare il rientro, perché da un lato la Dad ha abbassato il livello di qualità dell’insegnamento. Altro problema ancora non risolto è quello del trasporto pubblico. In Italia pagano sempre la scuola e la cultura”.
Tuttavia c’è pure la preoccupazione per la sicurezza e per le nuove regole approvate nei tavoli dei prefetti.
A Roma intanto da lunedì ci saranno sit-in e scioperi della Dad nelle scuole superiori per protestare contro il piano provinciale e i turni, di cui gli studenti chiedono una revisione.
Ma manifestazioni pure a Mantova e Trieste, mentre la “Rete degli studenti medi” contesta «lo scaricabarile tra ministero e Regioni che dura ormai da mesi» e annuncia altre proteste. Non sono gli unici a chiedere un impegno a livello centrale, di governo, a partire dallo screening degli studenti e dei professori.
“Scioperiamo -dice la Rete degli studenti- perché vogliamo tornare in una scuola in presenza e la vogliamo ora e in sicurezza: vogliamo essere messi nelle condizioni di tornare nelle nostre aule, fra i nostri banchi, con i nostri compagni e le nostre compagne. Abbiamo bisogno di un piano che risolva le enormi problematiche causate da decenni di tagli e di disinvestimenti”. “Soprattutto negli ultimi giorni abbiamo visto ripresentarsi lo schema che ormai va avanti da troppo tempo: ci siamo stancati di essere messi in secondo piano, ci siamo stancati di non essere consultati quando si parla del nostro futuro e ci siamo stancati della poca serietà con cui si sta affrontando il rientro. Vogliamo essere coinvolti nei processi decisionali che riguardano la riapertura delle scuole. È necessario che gli studenti e le studentesse possano esprimere le loro priorità, e che la loro voce venga ascoltata”.
“Vogliamo una scuola sicura e vivibile, vogliamo un sistema di trasporti funzionante con degli investimenti mirati che possano seriamente sopperire alle mancanze di tutti questi anni, vogliamo un sistema di tracciamenti efficace e vogliamo che si investa per potenziare le pessime connessioni delle scuole. Poco o niente è stato fatto per garantirci i nostri diritti, per garantirci un rientro in presenza sicuro”. Chiedono quindi di essere ascoltati e di partecipare al tavolo delle prefetture insieme a tutto il mondo della conoscenza: “Non possiamo più permetterci che si parli del destino degli studenti senza i diretti interessati. Ci priviamo un giorno della scuola per non esserne privati mai più”.
In collaborazione con Maestrainbluejeans, ecco le cornicette natalizie, perfette per decorare ogni progetto con stile.…
In molti ricorderanno il tristissimo episodio che ha visto un alunno di sedici anni aggredire…
Il ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara, in una lettera pubblica sul quotidiano Il Tempo, spiega di essere pronto…
Ascolta subito la nuova puntata della rubrica “La meraviglia delle scoperte” tenuta da Dario De Santis dal titolo: “I Simpson, nel…
"Servirebbero più risorse per la scuola pubblica e per l'istruzione per garantire il diritto al…
I compiti a casa sono il momento del consolidamento e della rielaborazione delle conoscenze, e dell'esercitazione…