Proseguono, in concomitanza con la conclusione dell’iter parlamentare della legge di riforma della scuola, le proteste di insegnanti, studenti, movimenti e sindacati, anche se ormai i giochi sembrano davvero fatti.
Si intensificano le azioni per fare “pressioni” sul presidente Mattarella pi er tentare di convincerlo a non firmare la legge rinviandola alle Camere con un messaggio motivato (ma le probabilità di successo sono davvero molto modeste).
Ma c’è anche chi sta già lavorando per tentare di sottoporre la legge a referendum.
A parte il consistente impegno necessario per raccogliere le firme, resta il fatto che – se anche il referendum fosse considerato ammissibile – non s sarebbe nessuna garanzia sulla possibilità di raggiungere il quorum dei votanti (ormai al 50% dei votanti si arriva a fatica persino in competizioni elettorali ben più decisive).
La strada, piuttosto, potrebbe essere quella di iniziare fin da subito a organizzare concrete iniziative di protesta per l’avvio dell’anno scolastico.
Ma per ora su questo fronte si muove poco: ci sta provando l’Unicobas a invitare i docenti a disertare commissioni e incarichi, ma i sindacati rappresentativi non sembrano intenzionati a raccogliere questa idea.
Anche se sono in molti a sostenere che la riforma non è realizzabile (ma nessuno ne ha spiegato chiaramente le ragioni).
La sensazione è che manchino idee e soprattutto che manchi l’unità delle forze di chi si sta opponendo alla riforma.
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