Leggo con grande stupore, ormai da mesi, le considerazioni di giornalisti, politici, personale medico e scolastico sulle proposte misure igieniche da adottare a scuola. Sembra che tutte queste persone siano dei single che non abbiamo mai alcuna occasione di incontrare alcun adolescente. Parlano di distanziamento geometrico nelle aule, nei corridoi, sui mezzi di trasporto, durante gli intervalli, di mascherine, di pranzi al sacco seduti al banco.
Ma sono mai entrati in una classe di quelle vere? Di quelli dove i ragazzini sono animati da moto browniano, si alzano, si spingono, simulano un coito, vanno in bagno, mangiano in classe, tornano con le provviste di snack per sé e i compagni, giocano in continuazione con lo smartphone o con la playstation e si riesce a sentire cosa dicono solo quelli del primo banco, tanto è il brusio generale?
Nella maggior parte delle scuole italiane, non c’è più alcuna disciplina degna di questo nome. Per motivi sociali e culturali, difficilmente i ragazzini delle generazioni odierne si sono mai sentiti dire un no. L’elemento indispensabile per fare funzionare una organizzazione che limita nello spazio le attività di più persone, la disciplina, non esiste.
Ne conseguono moltissimi problemi relativi all’efficacia della scuola intesa nel suo senso tradizionale e in questo caso specifico, l’impossibilità di far sì che venga rispettato un protocollo di qualsiasi tipo, compreso quello igienico anti-covid. Ma la cosa più grave è l’ipocrisia con cui tutti gli operatori e opinionisti che discutono del problema fanno finta di non saperlo.
Per anni si è tollerato lo sbraco della scuola, che è stato coperto da mistificazioni e falsi ideologici istituzionali e adesso siamo al punto che verrà sviluppata nuova burocrazia menzognera per certificare l’esecuzione di protocolli che i ragazzini odierni non rispetteranno.
Pierre Alexis Pastre
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