Anche la CIDA, confederazione alla quale aderisce l’Anp, ha sottoscritto nell’ultime ore il protocollo sul lavoro pubblico siglato il 10 maggio scorso fra sindacati e Ministero della Funzione Pubblica.
Ma le motivazioni della firma sono esattamente opposte a quelle degli altri sindacati.
I confederali, infatti, avevano sottoscritto il protocollo nella convinzione che esso possa consentire un superamento delle norme contenute nella “riforma Brunetta”, la CIDA ha firmato proprio perché ha avuto rassicurazioni dal ministro Patroni Griffi che “la riapertura del confronto con le OO.SS. a tutti i livelli non deve comportare il ritorno del diritto di veto di queste sull’organizzazione del lavoro e sulla gestione degli uffici, che restano affidate, al termine del confronto, all’autonoma determinazione della parte datoriale e dunque, a livello decentrato, del dirigente”.
Per comprendere meglio la questione bisogna ricordare che il protocollo prevede che per alcune materie vengano attivate forme di esame congiunto fra la parte pubblica e le rappresentanze sindacali.
Inizialmente la CIDA non aveva sottoscritto l’accordo proprio perché considerava inaccettabile il ricorso a questa modalità di confronto su materie che invece sarebbero di stretta competenza del dirigente.
Per quanto riguarda il comparto scuola i sindacati confederali (oltre allo Snals e alla FGU-Gilda) ritengono che l’esame congiunto potrebbe risolvere una volta per tutte la questione della assegnazione del personale ai plessi e alle classi.
Ma, stando al comunicato diramato poche ore fa, il ministro Patroni Griffi avrebbe garantito alla CIDA che l’esame congiunto non impedirà al dirigente scolastico di assumere decisioni autonome.
La CIDA sarebbe riuscita anche ad ottenere che in sede di rinnovi contrattuali le alte professionalità (tra cui si collocano anche i docenti) saranno trattate separatamente.
Il ministro Patroni Griffi avrebbe anche garantito che la CIDA verrà ascoltata nel momento in cui dovranno essere scritti i provvedimenti legislativi necessari a recepire i contenuti del protocollo sul lavoro pubblico.
Il fatto è che i tempi sono ormai molto stretti e non è detto che entro i primi mesi del 2013 la vicenda possa concludersi.
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