Cobas e Unicobas non hanno dubbi: il prossimo 10 novembre, in occasione dello sciopero generale già procalamato unitariamente con l’USB, docenti e Ata dovranno fare la propria parte per ribadire la contrarietà contro la politica scolastica del governo.
“In particolare – sottolineano Piero Bernocchi, portavoce nazionale Cobas e Stefano d’Errico, segretario nazionale Unicobas – la scuola protesterà contro lo strapotere dei presidi, fonte di continui soprusi nei confronti di docenti ed ATA”.
“Durante lo scorso anno scolastico – aggiungono – pur lottando con forza e continuità, non siamo riusciti ad impedire che gli otto decreti attuativi della legge 107, varati dal governo Gentiloni per chiudere nella gabbia della “cattiva scuola” docenti, ATA e studenti, venissero approvati dal Parlamento e aggravassero ulteriormente i disastri della legge”.
Sotto accusa ci sono i superpoteri dei presidi “che – denunciano d’Errico e Bernocchi – disgregano il tessuto unitario e collaborativo nelle scuole con soprusi continui nei confronti dei docenti ed ATA che non si piegano alle sciagurate logiche aziendalistiche”, ma anche l’ ”alternanza scuola-lavoro”, i quiz Invalsi, il “famigerato bonus per gli insegnanti più collaborativi”, nonché la chiamata diretta dei docenti da parte dei presidi e la minaccia della riduzione di un anno di scolarità.
Ormai, sostengono i due leader sindacali, nella scuola si è formata una vera e propria “aristocrazia docente che, senza alcun merito, ottiene significative integrazioni salariali attraverso ‘bonus’, FIS e altri corrompenti dispositivi” alla quale fa da contraltare “la maggioranza dei docenti (ed ATA) che nell’ultimo decennio ha perso circa il 20% del salario e deve tirare avanti con stipendi intorno alla metà della media europea”.
Ma, nel concreto quali sono le richieste di Cobas e Unicobas?
La risposta è chiara: “Esigiamo aumenti salariali per recuperare almeno quanto perso da docenti ed ATA nell’ultimo decennio con adeguati investimenti nella legge di stabilità ed eliminando il ‘bonus premiale’ usandone i soldi per gli aumenti; diciamo No anche all’inserimento nel contratto dei distruttivi contenuti della legge 107; vogliamo poi l’eliminazione della “chiamata diretta”, una drastica limitazione dei poteri dei presidi, che ponga fine alla gestione padronale, autoritaria e illegale delle scuole e del personale”. Ma l’elenco completo è lungo e prevede anche la riduzione della alternanza scuola-lavoro, la stabilizzazione dei precari e nuove regole per la democrazia sindacale.
Per il 10 novembre Cobas e Unicobas stanno anche organizzando manifestazioni nelle principali città italiane.