Si parla molto in questi giorni della possibilità per i dirigenti scolastici di delegare il vicepreside per le operazioni di chiamata diretta dei docenti.
Ma cosa significa esattamente delegare?
In sintesi si tratta di questo: con la delega il soggetto che è titolare di determinate competenze e funzioni può trasferire ad un altro soggetto il potere di adottare i provvedimenti del caso.
Affinché il delegato sia effettivamente titolato ad operare è indispensabile che il delegante sottoscriva un atto formale: in mancanza di delega formale è possibile che gli atti svolti dal delegato siano viziati di legittimità.
Va anche precisato che per i pubblici dipendenti vale sempre il principio della responsabilità amministrativa: “I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici – recita l’articolo 28 della Costituziione – sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti”.
L’articolo 18 del TU n. 3 del 1957, tuttora in vigore, sottolinea anche che “l’impiegato delle amministrazioni dello Stato anche ad ordinamento autonomo, è tenuto a risarcire alle amministrazioni stesse i danni derivanti da violazioni di obblighi di servizio”.
“Se l’impiegato ha agito per un ordine che era obbligato ad eseguire – prosegue la disposizione – va esente da responsabilità, salva la responsabilità del superiore che ha impartito l’ordine. L’impiegato, invece, è responsabile se ha agito per delega del superiore”.
Il dipendente delegato, quindi, deve prestare molta attenzione agli atti che adotta in quanto ogni responsabilità ricade ricadrà su di lui.
Il vicepreside (o un altro docente) che viene incaricato di adottare ogni provvedimento connesso con la chiamata dei docenti dagli albi assume dunque una responsabilità di non poco conto. Ma va anche detto che quando più la delega è precisa e circostanziata tanto più sarà difficile che il delegato assuma decisioni discrezionali “rischiose”.
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