I lettori ci scrivono

Prova Invalsi di inglese: si chiude con il business delle certificazioni?

In questi giorni mio figlio ha effettuato la prova INVALSI di Inglese nella V primaria.
Leggo che potrò chiedere in Segreteria il risultato, inteso come livello QCER.
Come scrivono on-line, probabilmente sarà per la maggior parte degli alunni un pre-A1.
Peccato che ci avevano appena convinto a spendere una certa somma per far sì che i nostri figli avessero una certificazione Trinity pre-A1.
A prescindere da considerazioni sulla privacy, per cui l’INVALSI è passata in maniera autoreferenziale da un sistema di valutazione rigorosamente anonimo (leggo nel trattamento dati sul sito della Scuola: “i dati personali verranno trattati in modo da essere resi anonimi all’esterno e all’interno dell’istituto, immediatamente dopo la raccolta effettuata dalle istituzioni scolastiche. Il codice di accoppiamento tra le informazioni raccolte e l’identificativo della persona è conosciuto solo dal personale docente dell’istituzione scolastica incaricato della somministrazione e dal personale di segreteria incaricato della trasposizione dei dati sulla maschera elettronica e, una volta utilizzato per la predetta funzione, non è ulteriormente utilizzabile”) ad un sistema invece assolutamente nominativo e certificativo delle competenze (anche se non nella primaria), mi chiedo:  siamo – finalmente – al tramonto del business delle certificazioni linguistiche nella Scuola?
Perché se l’INVALSI è riconosciuto dal MIUR come organo autorizzato a certificare il livello QCER di lingua Inglese, prima o poi verrà spontaneo chiedersi se ha ancora senso spendere tempo e denaro per altre certificazioni.
Certo, il test INVALSI è solo reading e listening, il writing e lo speaking non sono previsti. Non mi risulta che esistano prove simili riconosciute in lingua inglese, ma ad esempio in lingua francese sì: il TCF proprio per questo vale solo due anni, il DELF invece è completo e senza scadenza.
Cosa ne pensate?

Emiliano Camera

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