C’è infatti una vistosa incongruenza determinata dal fatto che una singola prova (tra l’altro parziale poiché svolta solo su due materie su dodici!) possa essere messa sullo stesso piano della valutazione triennale dell’alunno, distorcendo, attraverso il meccanismo delle medie aritmetiche, il processo di valutazione finale. L’appello denuncia proprio quest’aspetto, visto che “un voto di ammissione, che rispecchia una valutazione di tre anni ed un percorso globale, individualizzato e personalizzato, che ha attraversato gli otto anni del ciclo primario, è messo sullo stesso piano di una singola prova scritta o di una prova orale.”
Si tratta dunque di “una inammissibile distorsione della prassi valutativa, in quanto l’elaborazione di un giudizio che tenga conto dell’insieme delle reali competenze acquisite dallo studente, come richiesto dallo stesso Ministero, non può “basarsi su calcoli di tipo statistico”, a maggior ragione in un esame rivolto a studenti e studentesse al termine del ciclo primario.”
E che dire del fatto che le modalità e tempi di svolgimento sono assolutamente incongrui con l’età degli esaminandi e li costringono ad una frenetica applicazione mentale, in tempi ristrettissimi, su molteplici livelli, completamente diversi e lontani tra loro?
D’altronde perché, si chiede la Cgil, la prova nazionale Invalsi deve insistere sempre su lettere e matematica, già valutati in altre singole prove scritte? In tal modo gli esami conclusivi del primo ciclo di istruzione risultano più impegnativi di qualsiasi altro esame dell’ordinamento scolastico e non rispecchiano tempi e modalità pedagogiche proprie di tutto il ciclo primario.
Di conseguenza, la prova InValSi non può e non deve far parte delle prove d’esame del primo ciclo.
Ma mentre si chiede tale eliminazione, fa capolino un altro spauracchio. A quanto pare, dal prossimo anno la prova nazionale Invalsi farà parte addirittura dell’esame di maturità con un test a risposta multipla di tipo anglosassone. Secondo il ministro ciò consentirà un sistema di valutazione omogeneo su tutto il territorio nazionale.
Insomma sentiremo ancora parlare tanto di queste prove, che piacciano o meno a sindacati, alunni e docenti.