Il Miur non perde tempo. In barba a ricorsi e polemiche sulla prova preselettiva che ha spinto migliaia di non idonei a manifestare le loro ragioni, giunge una nota che chiarisce ciò che il bando lasciava in sospeso. Cioè il come e il quando delle prove scritte. Innanzitutto salta l’idea di una prova unica a livello nazionale sul modello della prova dei test del 12 ottobre. Si demanda, come nel precedente concorso, ai singoli Usr la facoltà di decidere la data dell’esame, che dovrà fissarsi tra il 12 e 16 dicembre. Pertanto, ogni Ufficio scolastico regionale stabilirà autonomamente, nell’arco di tempo definito dal Miur, le proprie date in cui effettuare le due prove (ovviamente le tracce assegnate saranno differenti in ciascuna regione).
Tanti non capiscono perché la Gelmini e il suo staff non mantengono quanto affermato il 27 ottobre scorso, quando il Ministro aveva parlato apertamente di una prova unica su tutto il territorio nazionale.
E invece il concorso Ds sembra avviarsi alla solita controproducente balcanizzazione, con lo spauracchio che sostenere la prova a Milano non sarà sostenerla a Palermo. Basta leggere le tracce del 2005 dove a regioni con temi e progetti ragionevoli si contrapponevano regioni con tracce ambigue e poco comprensibili. E, si sa, il linguaggio è uno strumento ambiguo e quando lo diventa troppo sorgono pure i dubbi. Siamo al massimo della disparità e della sperequazione. E nessuna speranza esiste che le prove di una regione, come si auspicava, vengano corrette in un’altra molto lontana da quella del candidato (ad esempio quelle siciliane nella bella Val D’Aosta).
Poi, e qui siamo al vero punctum dolens, vengono decise anche le modalità dell’esame. Mentre la scuola italiana innova le prove scritte della maturità e privilegia la brevitas, il Ministero non esita calcolare in ben 8 ore il tempo di durata delle due prove. Un tempo infinito. Non a caso l’Adi scende di nuovo in campo a commentare la decisione con un pizzico di ironia: “Se la prova vera e propria, espletate le procedure di rito, comincerà alle 10 del mattino si concluderà alle 18 di sera. Presumibilmente con pausa pranzo, pennichella, coffee break pomeridiano. E naturalmente 4 o 5 uscite ai servizi igienici, dove sarà agevole avere numerose consultazioni via cellulare sistemato nei reggiseni o negli slip, dove i meno tecnologici avranno collocato pacchetti di appunti, trasformando le prove scritte in improbabili sfilate di superdotate/i.”.
Insomma al Miur nulla importa del famoso detto di quel poeta ellenistico che affermava che grosso libro è grosso male. Inutilmente sono state chieste prove più snelle e correggibili in maniera più oggettiva e meno discrezionale. Inutilmente è stato chiesto che venissero esplicitati i criteri di valutazione. Con prove simili sarà facile attingere a materiale vario durante l’esame e si allungheranno a dismisura i tempi di correzione. Specialmente se stavolta le prove verranno corrette con accuratezza e solerzia. Continua l’Adi: “L’unica possibilità residua, se la posizione del Miur resterà irrevocabile, sarà di appellarci direttamente alle commissioni, perché prevalga almeno in quelle sedi il buon senso. Siano loro a decidere la lunghezza delle due prove scritte (brevi) e i criteri di valutazione (chiari, obiettivi, trasparenti), ricercando un coordinamento fra le varie regioni.”.
Nel frattempo, però, i candidati si preparano a una prova in stile fluente ciceroniano, con un periodare complesso e strutturato, per un totale di 9-10 pagine ad elaborato. Altro che 6 ore. Sono diventate addirittura otto con uno scritto di cui non si capisce la natura, ma che a questo punto non potrà essere un saggio “breve”, ma di lunghezza illimitata. Fortunato chi sa scrivere bene e sa argomentare con dovizia di particolari. Perché questo concorso, per come si configura, non privilegerà la capacità di sintesi.
Ecco perché l’Adi opportunamente conclude: “Come si concilia una preselezione che ha concesso 100 minuti per risolvere 100 quesiti (1 minuto a quesito) con una prova che concede 8 ore (leggasi Otto ore) per scrivere la soluzione di un caso?”.
Eppure il Miur corre e non aspetta nessuno. Né i ricorrenti, che vorrebbero essere ammessi con riserva, né quanti, come l’Adi, avanzano ragionevoli proposte sulla conduzione delle prove scritte. Sarà un provvedimento del Tar a fermarlo a fine mese?
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