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Prove di valutazione, sindacati ancora disuniti

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Tra i sindacati di settore ha destato reazioni diversificate il resoconto presentato dal ministro Gelmini, il 9 gennaio nella sala stampa di Palazzo Chigi, sull’assegnazione di un mensilità in più a 276 docenti di tre province e di un bonus finanziario a 77 istituti, situati in altre quattro province, che hanno aderito volontariamente.
Parole positive, sull’esito della prima delle tre tranche del progetto di sperimentazione, sono state spese da Massimo Di Menna, segretario Uil Scuola, per il quale va apprezzato il fatto che “il ministro ha confermato di non voler intervenire per via legislativa ma sulla base di una attenta valutazione degli esiti della sperimentazione e comunque attraverso il coinvolgimento e la partecipazione alle scelte degli insegnanti, seguendo la via del confronto sindacale”. Il leader del sindacato confederale ha anche sottolineato che la sperimentazione si “basa sull’utilizzo di risorse aggiuntive”: quasi 5 milioni di euro per i due progetti, più altri 15 milioni per potenziare l’Invalsi. Di Menna si è poi soffermato sul fatto che il modello di premialità adottato dal Miur “ha di fatto escluso, riconoscendo la specificità della scuola, l’utilizzo di quanto il decreto Brunetta prevede per le amministrazioni pubbliche”. La Uil ha poi chiesto che in relazione ai seminari previsti, “venga previsto il coinvolgimento degli insegnanti che sono i veri protagonisti dell’innovazione”.
Qualche perplessità è emersa sia sull’esito delle sperimentazioni, (“un giudizio preciso verrà espresso solo una volta acquisiti il parere e le valutazioni degli insegnanti che vi hanno partecipato”), sia sull’ancora poco praticabile allargamento del progetto su scala nazionale per mancanza di fondi adeguati da assegnare ai docenti meritevoli (che non sono certo alcune centinaia!).
Chi non ha risparmiato critiche al modello di incentivazione prescelto da viale Trastevere è Mimmo Pantaleo, segretario Flc-Cgil, che parla di “evidenti contraddizioni dell’ intera operazione fatta senza una precisa finalizzazione, senza parametri condivisi di misurazione e senza una chiara distinzione tra sistema nazionale di valutazione e valutazione dei singoli lavoratori e peraltro con poche risorse a disposizione”. Per il responsabile del sindacato dei lavoratori della conoscenza non si affronta in questo modo il tema della valutazione individuale e di scuola: prima di tutto perché imposto in “una fase in cui sono stati bloccati i contratti di lavoro, gli scatti di anzianità e sono stati tagliati oltre 130.000 posti di lavoro”; in secondo luogo perché le priorità della scuola oggi si chiamano “contratti, organici e precariato”, per le quali ieri la Flc-Cgil ha chiesto un incontro alla Presidenza del Consiglio.
A metà tra le due posizioni, di Uil e Cgil, si è posta la Cisl Scuola: se il segretario, Francesco Scrima, plaude al tentativo ministeriale d’introdurre “una più consapevole cultura della valutazione di sistema”, dall’altra si oppone a chi vuole “confondere la valutazione con la ‘fustigazione’ di presunti fannulloni”, anche perché, ha aggiunto Scrima, si tratta di “progetti che investono particolari e limitati aspetti della valutazione”.