«Questo governo è per una politica dei fatti concreti. Questo contratto è un primo passo. L’obiettivo è rimettere la scuola al centro della società». Parola del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara nell’intervista rilasciata a ‘Libero’.
Qui il titolare di viale Trastevere ripete concetti che manda avanti dal suo insediamento, come ridare autorevolezza ai docenti, specie dopo gli episodi di Rovigo e Abbiategrasso. «È in crisi il concetto di autorità. Vedo le radici lontane del ’68 che hanno messo in discussione il principio di autorità in generale. Il ’68 ha portato anche il 6 politico, la promozione facile, tutto scontato e tutto semplice. Quello che era un messaggio ideologico ha lentamente fatto breccia ed è diventato un luogo comune di una certa cultura e di una certa società. Questi lasciti hanno incrinato l’autorevolezza del docente, noi dobbiamo reintrodurla come pilastro fondamentale».
Come ridare autorevolezza? Con la difesa dell’avvocatura dello Stato in caso di aggressioni e con l’assicurazione per gli infortuni sul lavoro. E per i bulli? Per loro ci vuole più scuola, non meno scuola. Per le sospensioni brevi si resterà a scuola a studiare, non in classe, ma nell’istituto, e per le sospensioni oltre i due giorni ci saranno le attività di cittadinanza solidale che presuppongono convenzioni con ospedali, case di riposo, mense per anziani…
Infine le prove Invalsi e la spaccatura tra Nord e Sud: «Questa frattura è moralmente inaccettabile – spiega il Ministro – abbiamo individuato dieci interventi per le scuole a maggior rischio dispersione, cominciando con 240 del Mezzogiorno, dedicando una particolare attenzione alle elementari: più docenti in ogni scuola, il tempo pieno per tutte queste scuole, una formazione specialistica per gli insegnanti, una retribuzione aggiuntiva per le attività extracurricolari che saranno chiamati a svolgere, coinvolgimento delle famiglie. Investiremo le risorse del Pnrr e dei Pon».
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