La prova Invalsi di matematica (quinta primaria) conferma la scorciatoia metodologica e di contenuto di lavorare su un idealtipo. Se poi aggiungiamo la confusione dei piani valutativi, allora…
La prova Invalsi di matematica, risente di un astrattismo di comodo, spesso utilizzato dai tanti “inesperti di aula”. In trentacinque anni di lavoro con i ragazzi ho sperato di in una classe di geni, magari scelti preventivamente. Il mio lavoro sicuramente sarebbe stato facilitato! Sarei tornato a casa molto soddisfatto, vantandomi dei risultati eccellenti. Avrei collezionato molti “gettoni di presenza” nei convegni, corsi di aggiornamento documentando i “prodigi formativi”. Molti dei quali non imputabili al mio impegno…
E invece, ho avuto la fortuna di incontrare alunni concreti, reali. Ne ho percepito gli odori, ascoltato le voci e incontrato i loro occhi. R. Cocciante ha scritto una sublime aria “Occhi negli occhi”, proposta all’interno dell’Opera popolare “Giulietta e Romeo”. Tutto questo mi ha consentito di entrare in contatto con le loro emozioni, i sentimenti, i processi mentali. In altri termini, ogni giorno ho incontrato alunni e studenti e quindi ho sperimentato la diversità, come paradigma dell’umano.
A mio parere gli esperti che lavorano negli ambienti protetti dal vociare dei ragazzi hanno davanti a sé un profilo astratto, vuoto, privo di riferimenti con la realtà. Quest’ultima spesso resiste ai nostri interventi, rimane davanti a noi, indifferente ai nostri tentativi di plasmarla. La sua natura poliforme la rende complessa, di difficile lettura e interpretazione. Mutuando il pensiero kantiano è ” la cosa in sé”, indecifrabile e impenetrabile.
Tutto questo è sintetizzato nella teoria ecologica dei sistemi di Bronfenbrenner.
“L’educazione è un processo complesso, mai unidirezionale. Non esiste solo il ragazzo e un’unica agenzia formativa. La formazione è il risultato dell’interazione tra il soggetto ( nel nostro caso lo studente) e la multidimensionalità dell’ambiente. Ogni dimensione è costituita da diversi soggetti sociali, scenari culturali, economici, sistemi di valori… che “dicono la loro” sulla formazione, in una relazione sistemica. multidirezionale e biunivoca.”
E non è finita. Qualche giorno fa firma di R. Palermo è stato pubblicato un articolo su Tecnicadellascuola.it che mette in evidenza la confusione dei piani valutativi. Nel contributo si legge: “Antonio Fini, uno degli esperti che ha collaborato alla costruzione del PNSD, dirigente scolastico in provincia di La Spezia che su FB osserva: Il problema era già in atto quando le prove erano all’interno dell’esame di terza media, ora sono state tolte ma è stata introdotta la certificazione: a mio parere è anche peggio. Io penso che non si possa (tecnicamente, scientificamente) valutare in modo affidabile allo stesso tempo il sistema e il singolo. Sarebbe meglio decidersi: valutiamo il sistema, le scuole, gli insegnanti, gli studenti? Questa confusione credo sia deleteria per tutti, soprattutto per chi, come me, non pone opposizioni di tipo ideologico e anzi cerca (anche nella pratica a scuola) di valorizzare le prove come strumento di riflessione e miglioramento”.
Detto questo mi chiedo: ha ancora senso proseguire con questo modello di valutazione?
Gianfranco Scialpi
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