“Le aree territoriali per le quali l’Invalsi attesta risultati scolastici migliori sono anche quelle nelle quali è molto più alta la percentuale di supplenze. Dovremmo dedurne che i precari sono più bravi dei docenti di ruolo?”
L’osservazione, a metà tra il provocatorio e il paradossale, arriva dalla segretaria nazionale di Cisl Scuola, Maddalena Gissi che subito spiega: “Ecco a cosa si può arrivare sostituendo le banalizzazioni alle argomentazioni serie”.
Detto in altri termini: non si possono spiegare i risultati delle rilevazioni dell’Invalsi ricorrendo a formule semplici e a ragionamenti semplicistici, ma occorrono analisi complesse e articolate.
“La scuola – afferma Gissi – non è un sistema avulso dal contesto in cui opera, né può bastare da sola a fronteggiare efficacemente emergenze educative e formative che investono in generale la nostra società”.
“Lo stato di salute del nostro sistema scolastico – aggiunge la segretaria di Cisl Scuola – non può essere migliorato evitando o ignorando le analisi, ma individuando il più prontamente possibile interventi e percorsi necessari a risolvere le patologie. Compito che spetta anzitutto a ogni scuola, da qui l’utilità di ogni dato che aiuti ad avere della propria situazione un quadro quanto più possibile preciso e dettagliato. Poi occorre che la scuola non sia lasciata sola a gestire un’autonomia organizzativa e didattica che deve poter far conto, per esprimere tutte le sue potenzialità, su validi supporti nella messa a punto delle necessarie strategie di miglioramento, per le quali andrebbero anzitutto garantiti risorse e strumenti”.
“Su questo – sottolinea Gissi – sono evidenti le responsabilità della politica e dell’amministrazione; a quest’ultima in particolare si richiede di fare un passo in avanti rispetto all’elaborazione di modelli comunque ‘centralizzati’, ma di calarsi nelle specificità territoriali, di supportare le scuole sul terreno in cui realmente si confrontano, non imbottendole di modelli astratti”.
Quanto al problema del reclutamento e della formazione dei docenti, Maddalena Gissi invita tutti ad affrontarlo in modo pragmatico e sistematico: “Se è vero che alla scuola serve un’elevata qualità del corpo docente, si affronti il problema non in modo ideologico, concentrati quasi esclusivamente sui meccanismi di reclutamento, ma impegnando risorse e intelligenza per rendere strutturale un sistema di formazione in servizio per tutto il personale, di ruolo e precario. L’abbiamo già detto e lo ripetiamo: suona paradossale, e anche un po’ ipocrita, scoprire che serve verificare la preparazione del docente quando entra in ruolo, magari dopo dieci anni che quell’insegnante ha lavorato da precario. Si faccia piuttosto qualcosa perché quella fase di precarietà sia assistita e arricchita anche da adeguati supporti formativi”.
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