Anche quest’anno sono arrivate le prove Invalsi accompagnate dalle consuete polemiche.
Per la verità, siccome nel mondo della scuola non bisogna farsi mancare mai nulla, quest’anno si sta aggiungendo qualche novità.
Intanto c’è un quesito di matematica per la V primaria che sta scatenando ilarità e disappunto; il problemino propone tre illustrazioni che in sostanza dicono: una maiale e una gallina pesano insieme 30 kg, lo stesso maiale e un cane ne pesano 34, il cane e la gallina pesano insieme 10 kg. Domanda: quanto pesa il cane?
C’è poi la polemica, ben più seria, relativa alla domanda sulle aspettative di vita degli alunni che sta facendo discutere persino opinionisti dei quotidiani nazionali, senza trascurare la domanda sulla vita di Cleopatra nella quale si cita la battaglia di Anzio confondendola con quella di Azio.
In tutto questo pochissimi sono intervenuti per segnalare quella che appare invece, almeno a parere di chi scrive, la stortura maggiore (forse bisognere parlare addirittura di un errore scientifico vero e proprio) del “dopo 107”.
Infatti l’articolo 9 del decreto l.vo 62/17 che porta in applicazione le disposizioni della legge 107 prevede che gli esiti delle prove Invalsi entrino nella certificazione individuale delle competenze.
Non è poi così grave, dicono in molti; può darsi, peccato però che finora era sempre stato assicurato che le prove Invalsi non servono a valutare gli apprendimenti del singolo studente ma sono invece finalizzate a sostenere la “valutazione di sistema”.
Per la verità qualche voce, forse non sufficientemente ascoltata, c’è; come quella di Antonio Fini, uno degli esperti che ha collaborato alla costruzione del PNSD, dirigente scolastico in provincia di La Speza che su FB osserva: “Il problema era già in atto quando le prove erano all’interno dell’esame di terza media, ora sono state tolte ma è stata introdotta la certificazione: a mio parere è anche peggio. Io penso che non si possa (tecnicamente, scientificamente) valutare in modo affidabile allo stesso tempo il sistema e il singolo. Sarebbe meglio decidersi: valutiamo il sistema, le scuole, gli insegnanti, gli studenti? Questa confusione credo sia deleteria per tutti, soprattutto per chi, come me, non pone opposizioni di tipo ideologico e anzi cerca (anche nella pratica a scuola) di valorizzare le prove come strumento di riflessione e miglioramento”.
“Proprio per questo – conclude Fini – temo che alla fine, in questa colossale confusione, qualcuno a livello politico, magari poco informato, finirà per troncare tutto, buttando il bambino con l’acqua sporca”.
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