Obbligatorietà di prove Invalsi e attività di ASL (anzi di PCTO, secondo la nuova terminologia) non piacciono affatto ai sindacati e alla Flc-Cgil in particolare.
“Ci aspettavamo da questo Governo un’inversione di rotta che rendesse tangibile nelle decisioni legislative un diverso approccio ideologico al mondo della scuola – sostiene il sindacato di Francesco Sinopoli – e invece ci troviamo ancora di fronte a residui della Legge 107/15, una legge che, ricordiamo, la scuola ha rifiutato in toto e la contrattazione ha smontato pezzo per pezzo”.
“La maggioranza di Governo – accusa la Flc – dimostra scarsa memoria, dimenticando che il più grande sciopero della scuola è stato proprio quello del 2015 contro la cosiddetta ‘Buona scuola’. Prove INVALSI e Alternanza definiscono una linea politica contro cui la scuola si è già pronunciata. I partiti al Governo, a cominciare dal Partito Democratico, dovrebbero ricordarlo bene”.
Ovviamente il sindacato auspica che il Governo metta in atto “un cambio di passo sostanziale nelle politiche sull’Istruzione, che dovrebbero rispondere soprattutto alle richieste di chi il mondo della scuola lo vive ogni giorno”, ma al momento attuale non sembra che ci sia l’intenzione da parte della maggioranza di intervenire su questo punto.
Anzi, per la verità va detto che la relazione allegata al capitolo della legge di bilancio che si occupa della scuola si apre con queste parole: “Il sistema scolastico soffre forti divari territoriali negli apprendimenti, con una polarità Nord-Sud evidente, come evidenziato dai Rapporti INVALSI”.
Pare, insomma che per il Governo gli esiti delle prove Invalsi debba essere considerati particolarmente significativi per comprendere lo “stato di salute” del nostro sistema scolastico. Ed è quindi piuttosto difficile che il Ministro Fioramonti possa tornare indietro su questo argomento.
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