Le dichiarazioni rese dal ministro Fioramonti alla nostra testata sul tema delle prove Invalsi hanno dato occasione alla Flc-Cgil di intervenire con un proprio commento.
Fioramonti aveva detto: “Credo molto nella valutazione perché è utile, se intesa come un’agevolazione per docenti e studenti. Abbiamo anche avviato un’interlocuzione con l’Invalsi e l’Ocse. Però, non deve essere un onere. Perché non si deve studiare per passare il test di valutazione. Deve essere quasi invisibile. Va fatta in modo tale per comprendere, ad esempio, le carenze formative”.
Secondo la Flc le parole del Ministro “segnano un apparente cambiamento di prospettiva delle politiche del MIUR sulla valutazione”. Ma, aggiunge il sindacato di Francesco Sinopoli, “si tratta di prospettive che monitoreremo con attenzione perché il tema è strategico per la stessa autonomia scolastica”.
Sinopoli mostra di apprezzare l’ipotesi che i test Invalsi perdano carattere di obbligatorietà per diventare volontari e ricorda che “la FLC CGIL ha denunciato da sempre l’uso distorto delle prove Invalsi, condizionato da esigenze politiche di parte, fino ad appiattire il Sistema Nazionale di Valutazione alla mera lettura dei dati e ad un loro uso strumentale per definire inaccettabili graduatorie di scuole sui risultati degli apprendimenti di alcune discipline.”
Secondo la Flc “è ora di rivedere urgentemente il sistema nazionale di valutazione nelle finalità e nell’impostazione di fondo, nelle metodologie e negli obiettivi.”
“Auspichiamo quindi – conclude Sinopoli – che si possa marcare un cambio di passo nel segno della discontinuità che possa aiutare davvero le scuole anche, dettaglio non secondario, attraverso nuovi investimenti mirati e consequenziali all’analisi corretta e proficua dei dati.”
Per la verità non è però del tutto chiaro quale modello abbia in mente la Flc e quali proposte concrete voglia formulare, anche perché le storture di cui parla il sindacato non sembrano del tutto addebitabili all’Invalsi che, tra l’altro non ha mai avallato pratiche didattiche finalizzate al superamento dei test e non neppure mai sostenuto l’idea di redigere elenchi di scuole graduate secondo i punteggi ottenuti nei test.
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