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Prove Invalsi, Giacalone: “Farle 10 volte l’anno. Chi è bravo a insegnare sia pagato di più, chi non lo è sia buttato fuori”

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Il giornalista Davide Giacalone, a Rtl1025, ha commentato duramente i recenti dati ministeriali che dimostrano che le zone in cui sono stati assegnati i voti più alti alla maturità corrispondono, paradossalmente, a quelle in cui sono stati fatti segnare i risultati peggiori nelle prove Invalsi.

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“Esame di maturità? Vada in malora”

“Alla maturità promuovono tutti. Anziché porsi il vero problema c’è una perversione. Il problema non è l’esame di maturità dove passano tutti. Vada in malora l’esame di maturità. Bisogna prendere quei test Invalsi e moltiplicarli per dieci. Farli dieci volte nel corso dell’anno scolastico”, questa la proposta di Giacalone, che indica le Invalsi come ottimo strumento per capire effettivamente l’andamento di una classe.

Il giornalista ha continuato: “Fare così anno dopo anno, e con questo sistema misurare chi ha il risultato incrementale maggiore. Misurare chi ha fatto aumentare le conoscenze degli alunni e a questo risultato collegare gli stipendi. Chi è bravo a insegnare deve essere pagato di più, chi non lo è deve essere buttato fuori”, ha tuonato, ribadendo ancora una volta che la retribuzione dei docenti dovrebbe essere legata ai loro meriti in termini di risultati fatti raggiungere ai propri alunni.

Giacalone contro i genitori

Giacalone, sempre all’interno del programma Non Stop News di Rtl102.5, ha parlato di temi simili qualche mese fa: “La scuola elementare funziona bene, dà ottimi risultati. Il vero tema che dovremmo porci è: come mai diventiamo lo stesso Paese in cui alla maturità uno studente su due si diploma senza avere le nozioni di base? I bambini sono gli stessi, come fanno in quarta elementare ad avere ottime conoscenze e poi alla maturità no? In mezzo cosa succede? C’è una scuola che non funziona, in quanto non seleziona i docenti, non fa valere la meritocrazia, non premia i migliori”, ha detto Giacalone, che si è chiesto come mai i risultati degli studenti italiani al termine delle scuole superiori siano bassi, al contrario di quanto emerge nei cicli di istruzione precedenti.

Il giornalista si è scagliato anche contro i genitori, rei, a suo avviso, di essere troppo “morbidi” se il proprio figlio ha uno scarso rendimento scolastico. “Le famiglie sono complici di questo sistema. Una volta andare male a scuola era un problema a casa. La punizione del cattivo voto arrivava a casa. Adesso arriva la solidarietà per il testone e il risultato si vede”, ha concluso.