Un numero preciso è difficile da avere, ma secondo le stime più attendibili sono oltre 100mila gli studenti con un percorso scolastico irregolare dopo l’esame di stato di fine primo ciclo.
Il dato: nella secondaria solo 7 studenti su 10 con un percorso regolare
Il dato è stato calcolato dagli esperti dell’Invalsi grazie ad un accurato studio longitudinale che ha preso avvio nel 2014, analizzando gli esiti delle prove utilizzate con i 515mila studenti che, quell’anno avevano concluso la secondaria di primo grado.
Poiché ogni alunno è identificato con un codice, è stato possibile seguirne i risultati ottenuti al secondo anno di scuola superiore e al quinto anno, al termine dell’intero percorso.
L’intera ricerca è stata ora sintetizzata dal responsabile delle prove Roberto Ricci nell’editoriale pubblicato in InvalsiOpen poche settimane fa.
I dati – scrive Ricci – descrivono una situazione decisamente preoccupante.
Intanto, solamente il 68% degli studenti monitorati da Invalsi nel 2014 si ritrovano in quinta superiore dopo 5 anni di studi, (dunque nel 2019).
Secondo stime attendibili circa 36mila di quegli studenti sono passati nel sistema di formazione professionale, ma continuano a mancare all’appello almeno 100mila studenti “usciti” dalla secondaria di primo grado: si tratta o di “dispersi”, che cioè non frequentano nessun corso scolastico, oppure di studenti che sono ancora nella secondaria di secondo grado ma come ripetenti.
Pochi gli studenti che migliorano le loro prestazioni nel percorso del II ciclo
Un altro dato molto interessante riguarda gli studenti che arrivano regolarmente al termine del percorso del secondo ciclo: la ricerca mette in evidenza che sono ancora troppo pochi gli allievi che riescono a superare le difficoltà accumulate fino alla terza media e a uscire dalla scuola superiore con livelli di preparazione di base in linea con quanto previsto dalla Indicazioni nazionali.
E c’è di più: esaminando con attenzione gli esiti al termine della “terza media” e l’effettiva partecipazione di ciascuno studente alle prove previste in seconda e quinta superiore, i ricercatori dell’Invalsi hanno appurato che gli allievi che non hanno partecipato alle prove sono soprattutto quelli con i risultati più bassi; non solo, ma il fenomeno è più esteso al sud che al nord
E così – osserva Roberto Ricci – poiché lo scopo principale delle rilevazioni dell’Invalsi è proprio quello di disporre di dati per intervenire nei confronti delle situazioni più critiche, accade invece che vengono a mancare elementi di conoscenza proprio relativamente a quelle realtà e quegli studenti che avrebbero bisogno di maggiore attenzione.
La soluzione – lasciano intendere i ricercatori dell’Invalsi – potrebbe essere quella di rendere obbligatoria la somministrazione nella scuola secondaria, ma – come si sa – su questo punto non c’è molto accordo a livello politico e sindacale.
Resta comunque il fatto che gli esiti delle prove di “terza media” sembrano avere un alto valore predittivo: in altre parole, è molto probabile che chi ottiene risultati bassi abbia un percorso successivo difficile o addirittura esca rapidamente dal circuito formativo.
Ecco perchè sarebbe importante mettere in atto iniziative e programmi di sostegno e recupero nei primissimi mesi della scuola del secondo ciclo.