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Prove Invalsi. Il gioco vale la candela?

Ringrazio la collega Paola Domingo per la sua risposta alla mia nota sulle prove Invalsi, ma non concordo con le sue argomentazioni.

Dal suo corposo curriculum risulta che Paola Domingo fa parte dal 2010 di un gruppo di lavoro Invalsi, perciò ben conosce l’ente con cui ha scelto di collaborare e le sue risposte sono conseguentemente orientate e scontate.

Per quanto riguarda il “livello normativo”, si tratta di aspetti progettuali e teorici, non pratici e concreti.

Per il “livello didattico” leggiamo che “moltissimi docenti hanno compreso ….”: bene, ma dove sono questi colleghi perché non testimoniano, illustrano, dettagliano e confermano l’utilità dei test? E perché non parlare anche dei colleghi – forse più numerosi – che sono di avviso diverso e contrario? E come mai un sindacato della scuola ha ancora proclamato, per il prossimo 3 maggio, uno sciopero contro Invalsi mediante “niente somministrazione e correzione prove”?

Ma l’aspetto didattico non può essere limitato ai docenti che – forse, in teoria – possono “riflettere criticamente e meglio valutare”, ma l’Invalsi non conosce le situazioni e le storie delle singole classi, né individualmente gli studenti; e poco o nulla sa a livello di disciplina, di scuola, di sistema scolastico?

Sorgono perciò domande: Miur, Usr e presidi-ds cosa hanno compreso? Perché Invalsi non è in posizione esterna o terza rispetto al Miur? L’operato di Miur, Usr, presidi-ds non deve anch’esso essere valutato, o è insindacabile e perfetto per definizione o postulato?

E bisognerebbe parlare anche della validità tecnica dei test e delle modalità di somministrazione: uno screening empirico, imposto dall’alto, spacciato per scientifico ed oggettivo!

Infine, è mai stato valutato il rapporto costi/benefici dei test? E allora davvero il gioco vale la candela?

Vincenzo Pascuzzi

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