Un quadro avvilente quello che emerge dai risultati delle prove Invalsi.
Dal punto di vista dell’istruzione l’Italia è divisa in due: una che capisce e sa leggere l’inglese e l’altra no, una che sa fare di conto e ottiene risultati positivi in matematica, l’altra no, una che parla e scrive correttamente in italiano e l’altra, purtroppo, ancora no.
I dati del rapporto Invalsi, già ampiamente analizzati dalla Tecnica della Scuola, fanno emergere “innegabili motivi di preoccupazione”, afferma il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti.
La regionalizzazione, in questi giorni al centro del dibattito politico, sarebbe una catastrofe per il sistema di istruzione: una scelta che accentua e radicalizza le differenze e le diseguaglianze.
Bisognerebbe ripartire dalla lettura e dalla scrittura fin dalla primaria e spronare i ragazzi a farlo.
La scuola deve colmare le distanze socio-culturali, deve tornare ad essere vero centro di aggregazione. Le voglie regionalistiche di ricche e strutturate realtà locali fanno pugni con il bisogno di una vera e propria unità culturale.
A questo proposito, su Linkiesta, interessante approfondimento sul tema delle prove Invalsi.
La scuola al sud è un’emergenza sociale che stiamo nascondendo sotto al tappeto, anno dopo anno. Se in mezzo Paese la scuola non funziona e amplia le disuguaglianze anziché ridurle, penalizzando i territori meno sviluppati, è un problema gigantesco per l’Italia. Perché rende il Mezzogiorno ancora più zavorra di quanto già lo sia.
Il sito di informazione generalista è duro nell’analisi: “Un Sud con una scuola del genere, è un Sud senza alcuna speranza di salvezza. Un Sud che non riesce a costruire nelle generazioni future il germe di una rinascita non ha alcuna possibilità di rinascita. Se c’è una cosa per cui tutti, da Nord a Sud, dovremmo lottare è uno Stato che si prende la responsabilità e l’onere di cambiare faccia a questa vergogna dei dati Invalsi e che si assuma l’onere di investire nella cultura e nell’educazione dei giovani del Mezzogiorno come priorità politica. Chissà come mai, tra le tante politiche di sostegno allo sviluppo del Sud, dalla Banca del Mezzogiorno al reddito di cittadinanza, ai sussidi e agli sprechi in nome del sostegno al reddito e dell’emergenza occupazionale, questa sia l’unica cui non ha mai pensato nessuno.
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