Gli errori verificatisi con la somministrazione dei test Invalsi agli studenti di terza media sono stati proprio la classica goccia che è fatto traboccare il vaso: adesso, a puntare il dito contro l’Istituto nazionale per la valutazione, non sono soltanto i movimenti e i sindacati di base, ma anche la Flc e il PD.
Francesca Puglisi, responsabile scuola del Partito democratico, parla senza mezzi termini di caos e di débacle dell’intero sistema.
La Flc per parte sua coglie l’occasione per chiedere che la prova nazionale InValSi non sia più parte integrante dell’esame finale della scuola secondaria di primo grado.
La Uil Scuola sostiene invece che è l’intero meccanismo che va rivisto: indipendentemente dalla necessità di rivedere i risultati degli studenti a causa degli errori contenuti nelle griglie di correzione, i docenti hanno dovuto stare a scuola anche 12-13 ore consecutive.
Lo stesso sindacato parla dell’esigenza di promuovere incontri “triangolari” fra Miur, sindacati e Invalsi, di dare voce agli insegnanti e individuare procedure snelle.
Francesco Scrima, segretario nazionale CislScuola, cerca invece di fare qualche distinguo e afferma: “Ci sembra fuori misura la reazione di chi assume un pur deprecabile incidente tecnico come pretesto per decretare l’inutilità e la dannosità della prova nazionale, mentre appaiono del tutto scontate le consuete sparate oppositive in cui ruoli, identità e responsabilità di Invalsi e Miur si confondono, all’insegna di un indistinto ‘tutto fa brodo’”.
L’episodio dimostra ancora una volta quanto sia difficile nel nostro Paese affrontare con serenità i problemi della valutazione degli alunni, dei docenti e delle scuole.
Non c’è dubbio che il meccanismo delle prove Invalsi possa essere migliorato, coinvolgendo di più le scuole, promuovendo attività di formazione rivolte ai docenti e di informazione rivolte a tutti (docenti, studenti e famiglie) e magari modificando le modalità di somministrazione delle prove stesse.
Anche la ferma opposizione contro le prove Invalsi di movimenti e sindacati di base potrebbe forse essere contenuta se si attribuisse alle prove stesse il giusto peso.
I test Invalsi sono certamente importanti, ma non possono essere considerati “lo” strumento di valutazione per eccellenza.
Proprio oggi il professore Andrea Ichino, uno degli ideatori dell’attuale sistema di rilevazione degli apprendimenti utilizzato dall’Invalsi, in un articolo pubblicato sul Sole 24 ore ricorda: “I test Invalsi danno una misura imperfetta degli apprendimenti, ma confrontabile nel tempo e nello spazio. Nessuno pretende che questa misura sia la soluzione di tutti i problemi. Ma farne a meno sarebbe miope tanto quanto fare a meno del termometro durante una malattia”.
E, riferendosi alle polemiche di questi giorni, aggiunge: “Puntualmente si sono sollevate le obiezioni di tutti coloro che sono pronti a criticare, ma mai fanno lo sforzo di offrire soluzioni al problema: come confrontare tra loro studenti di scuole diverse se vengono valutati con prove non comparabili e da valutatori che non usano lo stesso “metro” per giudicare. Se i critici conoscono un metodo migliore e non più costoso ce la facciano sapere”.
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