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Prove Invalsi obbligatorie? No dei Cobas

Negli ultimi anni i sindacati di base si sono contraddistinti per la loro ferma contrarietà alla rilevazione degli apprendimenti condotta nelle scuole dall’Invalsi. 
Le ultime novità normative potrebbero però cambiare lo scenario. Ne parliamo con Piero Bernocchi, portavoce nazionale dei Cobas.

Domanda
L’articolo 51 del decreto semplificazioni prevede che la somministrazione  delle prove Invalsi debba essere considerata come “attività ordinaria”  per le istituzioni scolastiche. Cosa ne pensano i Cobas? 

Bernocchi
Fin dallo sciagurato rilancio dell’Invalsi da parte di Fioroni, il MIUR e tanti presidi cercano di imporre illegalmente a scuole, studenti e docenti l’obbligatorietà dei quiz. L’anno scorso il "must" in materia era un articoletto, peraltro falsificato, di Laura Paolucci, dell’Avvocatura di Stato che tanti capi di istituto sbandieravano per dimostrare tale obbligo. Dopo la sentenza della magistratura che, su un nostro ricorso, confermava la non obbligatorietà, il MIUR fu costretto a tirare le orecchie ai presidi che non avevano convocato i Collegi docenti per deliberare sull’Invalsi e che pretendevano di imporli a tutti. Questa frasetta, infilata in un decreto che niente a che fare ha con il tema, ha la stessa irrilevanza dei pareri "alla Paolucci". Anche le gite scolastiche sono "attività ordinaria". Ma i collegi docenti devono stabilire se è il caso di farle e come, e non possono obbligare nessun docente o Ata a parteciparvi. Lo stesso vale per i quiz. Nè il MIUR nè i presidi possono rendere legge l’obbligatorietà dei quiz, che si scontra sia con il contratto per gli obblighi di lavoro, sia – e soprattutto – con la Costituzione: art.117 sull’autonomia delle istituzioni scolastiche e art. 33 sulla libertà di insegnamento, in base ai quali gli Organi collegiali e i singoli docenti hanno libertà di decisione su qualsiasi "attività ordinaria", compresa la valutazione sull’apprendimento degli studenti. I quiz restano non obbligatori per docenti e studenti.

A questo punto quali “contromisure” pensate di attivare?

Bernocchi
Ovviamente al MIUR sanno benissimo come stanno le cose e pensano con quella frasetta (l’hanno fatta inserire apposta a Monti) di ingannare docenti e studenti. Dunque, innanzitutto continueremo nella nostra campagna per fare circolare il più possibile l’informazione nelle scuole, come abbiamo fatto in questi giorni raccogliendo (molto positivamente) le liste RSU. Purtroppo il MIUR e i sindacati monopolisti ci negano il diritto di libera assemblea e limitano l’opera di chiarificazione. Ma l’epicentro dello scontro tra i difensori della scuola pubblica e i sostenitori della scuola-miseria e della scuola-quiz ci sarà tra l’8 e l’11 maggio quando il Ministero e molti presidi cercheranno di imporre i quiz agli istituti, ai docenti e agli studenti. Stiamo discutendo con varie organizzazioni studentesche e di genitori come organizzare il più ampio boicottaggio dei quiz e le forme di esso, compresa la possibilità di uno sciopero per i primi due giorni dei quiz (l’8 i quiz riguarderanno le superiori, il 9 una parte delle elementari).  

Ormai in Europa la valutazione di sistema è un fatto assodato e scontato. E voi pensate davvero di continuare ad opporvi alla valutazione di scuole, docenti e studenti? 

Bernocchi
Assolutamente sì. La valutazione non è per nulla "fatto assodato e scontato". La pubblicistica USA (gli inventori dei quiz per la carriera militare, lavorativa e scolastica) è piena di testi che negli ultimi anni hanno stroncato la valutazione quizzarola. Un bravo docente è uno che: 
1) sa la sua materia e la sa mettere in relazione con un sapere più ampio, oltre che con la realtà sociale esterna; 
2) la sa trasmettere efficacemente, raccogliendo anche gli spunti che vengono dagli studenti; 
3) sa comunicare, motivare e calamitare l’attenzione della classe; 
4) è capace di gestire il gruppo-classe, e non solo o soprattutto sul piano disciplinare; 
5) ha empatia verso i suoi studenti, è davvero interessato a che migliorino non solo le propria conoscenze ma anche le relazioni reciproche e le doti di solidarietà e collaborazione essenziali per una società migliore. Nessun quiz o esame orale e scritto sarà mai in grado di valutare tutte queste doti. 
L’unico modo per farlo è partecipare ad un intero ciclo di lezioni e vedere gli effetti sulla classe. Ogni altra pretesa valutazione è truffaldina ed ha altri scopi. Nello specifico, la scuola-quiz impone una istruzione-miseria, impoverita materialmente (i micidiali tagli bipartisan dell’ultimo ventennio: allora su 100 lire che lo stato spendeva circa 13 andavano all’istruzione, oggi su 100 euro ne vanno meno di 9) e culturalmente, ridotta a infarinatura culturale e disciplinamento di futuri precari senza pretese e disposti ad accettare ogni imposizione padronale; mentre il destino degli insegnanti sarebbe quello standardizzato di "fornitori di servizi educativi", anch’essi dequalificati e disponibili per ogni servizio

Reginaldo Palermo

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