Otto insegnanti su dieci si dicono contrari alla somministrazione delle prove Invalsi, le stesse che la settimana scorsa hanno confermato un preoccupante calo di competenze tra i nostri alunni, soprattutto nelle scuole secondarie del Meridione: lo rivela il sondaggio della Tecnica della Scuola, cui hanno risposto 1.828 utenti.
Appena il 20% del corpo insegnante, stando al sondaggio, continua a ritenere utili le prove, probabilmente in quanto consentono di monitorare il sistema prima ancora che il singolo alunno e permettono, nel contempo, di possedere un termine di paragone tra l’Italia e gli altri Paesi europei in fatto di competenze base.
Maggioranza bulgara quella degli studenti che sarebbero ben felici di vedere saltare una volta per tutte le prove Invalsi.
Quasi il 100% di loro (97,1%), infatti, si dice contraria alla somministrazione dei test, che vengono vissuti dagli studenti con notevole stress anche a causa, probabilmente, della modalità e del metodo delle prove.
I test Invalsi, infatti, sono spesso molto distanti dalle consegne ordinarie dei compiti in classe cui i ragazzi sono abituati.
La stessa presidente Invalsi, Anna Maria Ajello, di recente ha ammesso: “Non è diffusa una cultura della valutazione, la scuola ha difficoltà già a comprenderle, le prove”.
Per le stesse ragioni, i genitori degli allievi si schierano dalla parte dei figli, dicendosi, 9 su 10, contrari alle prove Invalsi: le stesse che il pedagogista Daniele Novara definisce umilianti e tendenti a colpevolizzare gli alunni, enfatizzandone i deficit piuttosto che valorizzandone i progressi.
Infine i dirigenti scolastici: 7 su 10 si dicono contrari. Anche in questo caso, solo 3 su 10 sono favorevoli.
Si tratta, pure tra i presidi, di una solenne bocciatura delle prove, se pensiamo che i dirigenti non reggono sulle proprie spalle il peso dell’impegno e dell’investimento emotivo dei test, eppure in maggioranza ne farebbero a meno.
La percezione, evidentemente, è che “il gioco non valga la candela”. L’investimento finanziario a carico dello Stato, quello operativo e logistico a carico delle scuole e quello emotivo a carico degli alunni, sembra quindi non bastare a compensare il beneficio di associare un numero al livello delle competenze degli studenti del Paese, tale che tutti gli alunni siano comparabili. Forse questo dato non aggiunge nulla a quanto i docenti sanno già.
Chi ha risposto al sondaggio? Prevalentemente la classe docente, che rappresenta un campione di oltre l’80%; in seconda battura i genitori, che rappresentano il 12,7% delle risposte.
Quanto alla provenienza, sul fronte geografico, si registra una sostanziale equità, segno che il parere sulle prove non cambia da Nord a Sud del Paese; e sul fronte del grado di scuola, segnaliamo una netta maggioranza di risposte da parte di chi, da genitore, da alunno o da docente, ha un interesse nelle scuole superiori (42,2% di risposte).
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Precisiamo che l’indagine è stata realizzata dalla testata giornalistica “La Tecnica della Scuola” nel periodo che va dal 21 luglio al 23 luglio 2021. Hanno partecipato 1.828 soggetti. Il sondaggio non ha carattere di scientificità: i risultati derivano da conteggi automatici.
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