Categorie: Politica scolastica

Prove Invalsi: scuole preoccupate di “stare nella media”

Come ogni anno, la rilevazione degli apprendimenti degli alunni mediante le prove predisposte dall’Invalsi si accompagna a polemiche, proteste e, forse anche, a comportamenti non del tutto legittimi di qualche scuola.

Un paio di lettori, per esempio, ci hanno scritto per segnalare che nelle loro scuole si sta consolidando la prassi di “suggerire” ai genitori di alunni che si teme possano ottenere risultati scarsi di non farli frequentare nei giorni delle prove.
Gli stessi lettori ci chiedono se questa scelta sia legittima o meno.

In proposito va detto che l’Invalsi ha predisposto una accurata tabella  nella quale vengono riportati tutti i casi relativi ad alunni con disabilità o con bisogni educativi speciali.
Per ciascun caso viene anche specificato se e come l’alunno debba partecipare alle prove e se i risultati delle stesse debbano essere “conteggiati” con quelli gli altri alunni.
Per gli alunni con disabilità intellettiva certifcata ai sensi della legge 104, per esempio, è la scuola a decidere in merito alla partecipazione alle prove i cui esiti, però, non vanno conteggiati con tutti gli altri.
Più articolato è il comportamento che la scuola deve mantenere nei casi di alunni con DSA e o con altri disturbi certificati (per esempio ADHD).
Per quanto riguarda gli alunni in situazione di svantaggio socio-economico, linguistico o culturale non è previsto invece nessun “trattamento” differenziato rispetto agli altri alunni.
Per venire infine al quesito dei lettori, appare del tutto evidente – per lo meno a parere di chi scrive – che “suggerire” a uno o più alunni di non presentarsi neppure a scuola non è assolutamente consentito.  Sicuramente un comportamento di questo genere risulta discriminatorio, ma non solo.  C’è infatti il rischio che una simile decisione della scuola possa persino integrare l’ipotesi della interruzione di pubblico servizio.  Non è davvero il caso che gli insegnanti si assumano una responsabilità del genere al solo scopo di “stare nella media”: le prove Invalsi non possono e non devono essere considerate come una partita di campionato in cui bisogna segnare per forza due goal per non scendere in classifica.

Reginaldo Palermo

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