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Prove Invalsi: vita dura per i “copioni”. E il Ministro minimizza: è solo un test

Copiare, si sa, è un’arte. Praticamente è impossibile da annientare. Però si può combattere. E, almeno secondo, il responsabile nazionale delle prove Invalsi, Roberto Ricci, le modalità adottate nell’ultimo periodo stanno portando ottimi risultati. Il 10 maggio, in corrispondenza della seconda tornate di verifiche standardizzate, stavolta di matematica, rivolte sempre agli alunni della seconda e quinta primaria, il dirigente Invalsi ha fatto sapere che dell’Istituto di valutazione ha messo in campo alcune misure anti-imbroglio per rendere la vita più difficile ai ‘copioni’ che avrebbero voluto entrare in azione durante le prove nazionali.
Già oggi, a sentire l’Invalsi, si hanno già riscontri positivi sull’efficacia di tale opera preventiva. Rispondendo al sito Skuola.net, Ricci ha spiegato che la tendenza a copiare è in calo e che stiamo parlando di realtà marginali: “i fenomeni di irregolarità rilevanti – ha dichiarato il responsabile Invalsi – sono inferiori al 10% dei casi”.
Emergono comunque alcune precise connotazioni territoriali. “Puglia e Campania, pur non essendo le sole, sono le regioni – afferma Ricci – in cui si presentano maggiormente questi problemi e sulle quali abbiamo comunque rilevato un calo rispetto al passato”. Tuttavia “Non bisogna fare di ogni erba un fascio, non tutte le regioni del Mezzogiorno hanno di questi problemi – sottolinea Ricci – in Sardegna e Basilicata, ad esempio, la rilevanza è stata del tutto trascurabile e pari a quanto riscontrato nelle regioni tradizionalmente più virtuose del Nord–Est”. Inoltre, di anno in anno, le classi che si sono distinte per questi meriti, vengono segnalate dall’Istituto alle scuole di appartenenza, così da poter intervenire sul senso civico dei ragazzi.
L’Invalsi, inoltre, tranquillizza tutti sul tanto contestato Questionario dello Studente, accusato di minacciare la privacy ponendo domande personali che servono a comprendere la condizione socio-culturale della famiglia di appartenenza.
“Il questionario – sottolinea Ricci – è realizzato basandosi sulle indicazioni della legge sulla Privacy. E l’Istituto conserva questi dati in maniera anonima. Se proprio uno studente ritiene di non dover dare una risposta, può tranquillamente non fornirla”.
Per maggiore trasparenza, ad ogni modo, l’Invalsi ha già pubblicato sul proprio sito il testo del Questionario dello Studente che verrà proposto agli studenti ed emerge che rispetto allo scorso anno, è diminuito il numero di quesiti.
Intanto, sulle prove Invalsi è tornata a parlare il ministro dell’istruzione Maria Chiara Carrozza. “E’ giusto che ci sia dibattito, magari faremo una riflessione” sullo strumento Invalsi, “ma è solo un test” e come tale va affrontato, ha risposto il responsabile del Miur ai giornalisti che, al termine della trattativa per l’Università del San Raffaele le hanno chiesto come intenda trattare le critiche all’efficacia dei test. “Ci stiamo lavorando e stiamo anche ascoltando le critiche – ha aggiunto Carrozza – ma va ridimensionato l’impatto che gli si attribuisce: è un test di valutazione che verrà usato anche per finalità conoscitive, per capire il mondo della scuola e le sue peculiarità territoriali”.
E mentre si stavano concludendo le prove di quest’anno alla primaria, Cobas e associazioni studentesche confermano la loro opposizione alle prove Invalsi confermando il boicottaggio dei test da attuare anche in occasione dei test che verranno somministrati il 14 maggio (nelle classi di prima media) e 16 maggio (per gli studenti del secondo anno delle superiori).

“Difendi la scuola pubblica, boicotta i test Invalsi”, è l’ultimo slogan, partito in tutta Italia la campagna contro i quiz di valutazione. Iniziative si segnalano nelle principali città italiane: Roma, Milano, Napoli, Palermo, Firenze e in molti capoluoghi di regione e provincia. “I test Invalsi sono funzionali allo smantellamento della scuola pubblica. Puntano – afferma Paolo Spena, responsabile nazionale scuola del Fronte della Gioventù Comunista – a differenziare il finanziamento economico delle scuole, creando le premesse per una separazione sempre più marcata tra il livello dei diversi istituti, lì dove al contrario sarebbe necessario intervenire per livellare queste differenze e creare una situazione omogenea e di qualità. Inoltre – afferma Spena – i test preparati dall’Invalsi sono figli della cultura dei quiz che non lascia alcuno spazio all’elaborazione critica da parte dello studente, non tengono conto delle differenziazioni tra indirizzi di istituti e licei, generano un cambiamento nella tipologia dell’insegnamento, che si sposta sempre di più sul modello dei quiz, proprio in preparazione dell’Invalsi”.
Per tutti questi motivi il Fronte della Gioventù Comunista invita gli studenti a boicottare le prove, consegnando in bianco o dando risposte che rendano il test inservibile, precisando che Presidi e Professori non hanno alcun potere di imporre le prove agli studenti.

Alessandro Giuliani

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