Prove tecniche del “nuovo obbligo” in Emilia-Romagna

La legge finanziaria per il 2007, rivede in modo significativo le norme che regolano l’obbligo scolastico, ma in qualche regione italiana si stanno già facendo alcune “prove tecniche” per cercare di capire cosa potrebbe succedere in un contesto in cui l’obbligo a 16 anni dovrà in qualche modo “convivere” con il diritto-dovere all’istruzione e alla formazione tuttora regolamentato dal decreto legislativo n. 76/2005.
In Emilia-Romagna, per esempio, la dirigente dell’Ufficio scolastico regionale Lucrezia Stellacci e l’Assessore all’Istruzione e alla Formazione Paola Manzini hanno sottoscritto congiuntamente una circolare indirizzate a tutte le scuole superiori della regione.
Già a fine luglio Stellacci e Manzini, nel corso della Conferenza regionale per il sistema formativo, avevano concordato sul fatto che i percorsi integrati di istruzione e formazione “si confermano opzione prioritaria per contrastare la dispersione scolastica”.
Tuttavia, fanno osservare ora, “persiste il rischio che alcuni studenti, pur se formalmente iscritti alle prime classi dei percorsi tradizionali ed integrati, di fatto poi non frequentino le lezioni”.
Obiettivo primario resta dunque quello di “individuare le modalità per far rimanere questi giovani all’interno del sistema formativo regionale e consentire loro il conseguimento di una qualifica professionale”.
Per intanto i dirigenti scolastici sono stati invitati a monitorare attentamente il fenomeno e ad accertare se nelle proprie scuole vi siano studenti che nelle prime settimane dell’anno scolastico non abbiano frequentato le lezioni. Questi studenti, entro il mese di ottobre, dovranno essere convocati a scuola insieme alle loro famiglie, per un colloquio finalizzato a mettere in luce le ragioni del disinteresse.
L’accordo fra Assessorato e Direzione scolastica regionale prevede che “qualora le difficoltà al proseguimento del percorso di studi risultassero insuperabili, occorrerà prospettare la possibilità di accedere ai corsi di formazione professionale, realizzati esclusivamente da enti di formazione accreditati dalla Regione nell’ambito dell’obbligo formativo, accertando entro il mese di novembre la successiva regolarizzazione dell’iscrizione”.
In mancanza di tale iscrizione, i dirigenti scolastici dovranno segnalare i nominativi degli studenti “dispersi” ai Centri per l’impiego, agli Osservatori Provinciali od agli altri eventuali organismi previsti dagli accordi provinciali.
In pratica in Emilia-Romagna gli studenti che escono dalla terza media vengono “controllati” uno ad uno in modo da avere la garanzia che frequentino un corso scolastico regolare o quanto meno un percorso di formazione.
Potrebbe essere proprio questo il meccanismo al quale pensa il ministro Fioroni quando parla della necessità di “ri-orientare” i ragazzi che presentano difficoltà a seguire percorsi scolastici tradizionali indirizzandoli verso percorsi più adatti a loro.

Questa soluzione consentirebbe di indirizzare gli studenti quattordicenni che escono dalla terza media nei percorsi della formazione senza farli transitare per un anno nella scuola superiore. Non è detto, però, che la “soluzione emiliana” piaccia a tutti e soprattutto ai fautori dell’obbligo “puro” assolto solamente nel sistema scolastico statale.
Reginaldo Palermo

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